Cosa fare ora che Instagram blocca i contenuti politici

Ti sarà di certo capitato di imbatterti in contenuti di Instagram in cui gli utenti scrivono p4les invece di Palestina, oppure g4z invece di Gaza. 
Avrai anche intuito che non si tratta di errori di t9 ma dei nuovi metodi che molti creator usano per sfuggire alla censura dei nostri anni, cioè la censura che i social media fanno, in merito a contenuti che danno fastidio ai grandi governi armati dei più grandi eserciti al mondo (i.e Cina e Stati Uniti) o governi ai quali sono legati per interesse politici ed economici. 

Se non mi conosci, io sono Sabrina Barbante

Blogger, SEO strategist, divulgatrice della creator economy. 

Una laurea in lingue straniere, una specializzazione in comunicazioni di massa applicata alla politica e al costume, un passato in giornalismo e uffici stampa, saltellando tra diversi paesi del mondo e regioni d’Italia. 

 

Shadow ban, la nuova censura

Probabilmente conosci il concetto di shadow ban, cioè, letteralmente,  bandire mettendo nell’ombra (i contenuti). 
Si tratta del meccanismo regolato da algoritmi (programmati da esseri umani che eseguono ordini ben precisi) di non far visualizzare dei contenuti pubblicati su un social. 

Un tempo il meccanismo si attivava per contenuti violenti o contrari alla morale (nudo, sesso esplicito, scene con sangue, parole violente),  dal 2020 circa, avviene anche per parole appartenenti a cluster semantici sensibili nell’interesse collettivo, di politica internazionale ma non solo. 

Tra queste parole sottoposte a censura (chiamiamola così, che si capisce meglio), attualmente ci sono Palestina, Gaza, Genocidio, Israele, terrorismo, Iran, Ucraina, Putin, il buon vecchio Covid e molte altre.  
In pratica, se parli di questi temi,  usando queste parole, i tuoi contenuti rischiano di essere visualizzati di meno, a meno che i pochi che ti vedono non li ricondividano permettendoti di avere visibilità nonostante la censura. 

Dunque, partiamo con il ribadire l’ovvio: Il Re è nudo, le piattaforme social appartengono a grandi gruppi aziendali milionari, ai quali l’etica sta a cuore quanto a me stanno a cuore gli outfit di Chiara Ferragni, e che da tempo mettono in atto meccanismi censori. 

Dopo le ultime dichiarazioni di Adam Mosseri, è dichiarato l’intento di penalizzare i contenuti politici e chiuderci ancora di più nelle nostre bolle algoritmiche di divertimento e contenuti concilianti. 

Il nuovo approccio ai contenuti politici di Meta

come promuoversi sui social

Un comunicato emesso il 9 febbraio 2024 da Adam Mosseri dice che, nell’ottica di rinforzare le politiche di Instagram e Thread su contenuti politici, in un breve futuro non vedremo più nei reel dei contenuti politici.  Leggi qui il testo di Mosseri per intero  

In pratica, se tu segui ad esempio il politico Pinco, i suoi contenuti ti appariranno nel feed e nelle storie. 

Ma, se fino ad oggi gli account di molti attivisti crescevano anche grazie ai reel, da oggi noi vedremo i contenuti sociali e politici solo di chi seguiamo già nelle storie e nei post e gli account che si occupano di questioni politiche e sociali o anche di questioni politiche e sociali non avranno più la possibilità di crescere. 

Sempre nel comunicato, si dice che sarà Meta a stabilire, sulla base di parametri non esplicitati, quali account possono definirsi “raccomandabili” anche per essere proposti tramite i reel. Per intenderci, se io ho un profilo che si occupa di tematiche ambientali, di denuncia agli allevamenti intensivi, di fast fashion, potrei essere giudicata “non eleggibile” per essere promossa nei reel.  

Le così dette bolle algoritmiche, cioè i contenuti che ci appaiono in base al tracciamento dei nostri dati e delle nostre preferenze, allo scopo di farci restare connessi sui social il più a lungo possibile, saranno sempre più strette, tanto che diventa più opportuno chiamarle gabbie algoritmiche. 

Quali sono i risultati di questa politica di Meta?

contenuti politici su instagram - robin-worrall-unsplash

Molti attivisti (o giornaliste e/o divulgatrici indipendenti) oggi usano anche le piattaforme social per sensibilizzare e far conoscere aspetti della realtà, tra cui crisi umanitarie, che la stampa tradizionale non mostra, essendo purtroppo legata alle decisioni di partiti e ai lacci e bavagli delle relazioni politiche internazionali. 
Gli shadow ban e ban sui contenuti politici faranno sì che buona parte del lavoro di divulgazione tramite social sia molto limitata e i loro profili non facciano proseliti.

 Come dicevo, dal momento che non si capisce bene cosa intenda Mosseri con concetti come “politici e sociali”, anche chi si occupa di diritti umani, diritti digitali, diritti ambientali potrebbe essere soggetto a questo shadowban. 

Purtroppo dobbiamo prenderne atto: i social ci sono apparsi a lungo come luoghi liberi, ma d’ora in poi dovremo fare i conti con quello che è stato da sempre davanti ai nostri occhi: i social sono piattaforme che appartengono ad aziende milionarie, con interessi milionari, legate a governi detentori di eserciti molti potenti. 

L’attivismo sui social, come l’informazione sui social, è arrivato ad un bivio, forse al muro della sua obiettiva impossibilità, quanto meno all’ombra del suo paradosso. 

Quali sono le alternative per far sentire la propria voce?

crescita del blog

Tuttavia il mondo del web è vario; per noi Millennial è una cosa ovvia, perché i primi oppositori politici della nuova era digitale si chiamavano “Attivisti blogger”, molti dei quali popolano le carceri di mezzo mondo.  

I primi ad aver usato la rete per esprimere opinioni scomode e non in linea con le politiche ministeriali sono persone che ancora non avevano i social (e neanche l’adsl o la fibra o il 3G). 

Ecco dunque dei luoghi alternativi sui quali far sentire la propria opinione, senza temere (per adesso, almeno) censure da parte di algoritmi. 

Blog

Consiglio caldamente a tutte le persone attiviste sui social con molto seguito sulle piattaforme di infotainment di creare il proprio blog, dove dare informazioni non solo più libere ma anche più approfondite. 
In fondo, la rivoluzione nelle menti delle persone non la si fa con reel da 60 secondi. 

Aggregatori

Noti tra i blogger perché una via di mezzo tra piattaforme di micro blogging e ottime fonte di traffico alternative ai motori di ricerca, gli aggregatori sono un modo per creare contenuti di approfondimento veicolate da una piattaforma molto frequentata, e non dalla singola SEO degli articoli.

Scopri come usare gli aggregatori per aumentare i tuoi lettori

Podcast

Creare un podcast oggi è abbastanza facile, e il macro tema che diamo al nostro prodotto viene veicolato molto facilmente, dalle piattaforme di diffusione, a soggetti interessati all’approfondimento. 

Ho scritto molte cose su come fare un podcast! 

Telegram

Già molto utilizzata da creator che diffondono notizie altrove soggette a shadow ban, ma anche utilizzata come piattaforma di diffusione di informazioni da grandi gruppi editoriali, è non esente da critiche per la facilità con la quale circolano, anche, fake news (ma l’arma del senso critico diventa sempre più importante soprattutto ora che l’IA generativa verrà sempre più usata anche per cercare di rendere credibile ogni forma di falsità). 

Inoltre è prevedibile che, dopo le prossime azioni di Meta, e dopo il già preannunciato esodo da Twitter , nasceranno nuove piattaforme di informazione e intrattenimento con funzionamento simile ai social più mainstream, vogliosi di prendersi tutto il traffico in fuga. 
Quanto dureranno prima di attuare a loro volta nuove forme censorie, lo scopriremo presto. 

Hai mai subìto uno shadow ban? Conosci altri modi utili per sfuggire alla censura dei social mainstream? 

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