Sono diciassette anni che scrivo sul mio blog.
Prima per bisogno: raccontare, fissare, rielaborare quello che vedevo in viaggio.
Poi, piano piano, sono arrivate le persone, i lettori, le collaborazioni, il lavoro.
Ho capito come “funziona” il sistema, ho deciso se e quanto volevo starci dentro.
E ci sono stata. A modo mio.
Ma se oggi mi guardo indietro, la cosa che mi lascia senza fiato non è solo il percorso.
È il fatto che continuo a scrivere. Ancora adesso.
In un’epoca dove ogni contenuto sparisce in 24 ore, dove nessuno legge (che poi non è affatto vero), dove si scrive per engagement, per reach, per farsi notare.
Io continuo a scrivere per il mio blog.
E oggi voglio raccontarti cosa cambia nella tua vita quando lo fai davvero. Ti dico cosa ha dato a me, il mio blog, e cosa darà a te, se glielo permetti.
Scrivere regolarmente ti impone di dare forma al pensiero e alla memoria
Scrivere con regolarità sul proprio blog significa, prima di tutto, darsi una forma.
Un pensiero isolato è una scintilla; ma quando proviamo a raccontarlo, a strutturarlo in paragrafi, titoli, sottotitoli, magari pensando anche alla SEO, al percorso del lettore, alla chiarezza, quel pensiero diventa un corpo.
Un organismo con una sua logica, un suo passo.
Quante volte ho sentito le idee riordinarsi scrivendo? Non si contano.
Quante volte ho capito davvero cosa pensavo solo nel momento in cui ho provato a metterlo nero su bianco?
Dare una forma al pensiero è anche dare una direzione alla memoria: significa selezionare, organizzare, ricordare. Significa creare un archivio vivo.
Scrivere regolarmente è allenare uno sguardo. Uno sguardo che osserva, raccoglie, sintetizza. Anche la vita quotidiana, anche i pensieri fugaci. E così facendo ci costringe a esserci, a stare, a comporre senso.
Creare un blog per pretendere i propri spazi (anche offline)
Quando crei un blog, non stai solo scegliendo un nome dominio.
Stai scegliendo una casa. Scegli un template, imposti i colori, decidi dove mettere i testi, le immagini, il tuo menu.
Nessun social ti consente davvero di farlo. Nessun algoritmo ti lascia progettare la tua stanza, con i tuoi tempi e i tuoi arredi.
Ecco perché creare un blog è anche un gesto simbolico potente: è reclamare un tuo spazio.
Anche se non hai ancora grandi competenze, puoi decidere in quale area visiva muoverti, che significato vuoi portare con quello spazio.
Uno spazio che non ti è concesso, che ti sei presa. E quando impari a farlo online, qualcosa cambia anche offline. Non ti accontenti più di un angolo. Non resti più dove ti mettono. Pretendi lo spazio che ti serve per essere chi sei.
Scrivere per un blog per pretendere la giusta attenzione (anche offline)

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C’era un tempo, soprattutto quando la SEO iniziava a portarmi pubblico massivo, orde di sconosciuti che avevano bisogno dei miei contenuti, che a malapena ricordavo alle persone intorno a me che ho un blog.
“Tanto, pensavo, ci sono tanti estranei che mi leggono”.
Ma ultimamente mi torna spesso sulle labbra, nelle conversazioni, nelle sessioni di coaching ma anche e soprattutto quando parlo con le persone a me direttamente legate:
“Amarmi davvero e non leggere il mio blog, non sono due cose compatibili”.
“Dovete leggere il mio blog, non ha senso che stiamo qui seduti insieme in pizzeria, e voi non avete mai letto il mio blog”.
Non è un’esagerazione, non è ego.
È che il mio blog è il mio spazio più autentico.
Quello in cui metto buona parte ciò che conta. Se vuoi conoscermi, se vuoi sapere davvero come vedo il mondo, se vuoi starmi accanto, devi passare di lì.
Lo stesso vale per tutte noi. Siamo abituate ad accettare attenzioni veloci, scroll frettolosi, messaggi vocali distratti ascoltati in modalità x2.
E invece scrivere, e pretendere che ci si fermi a leggere, è un modo per dire: “Io merito tempo. Merito profondità, merito di essere ascoltata”.
Scrivere su un blog è pretendere un’attenzione diversa, anche nel mondo fuori dallo schermo.
Non si deve per forza per monetizzare, per dare senso
C’è chi scrive per lavorare, chi per diventare virale, chi per vendere qualcosa. E va benissimo. Anche io ho fatto (e faccio) tutto questo.
Ma scrivere su un blog non può partire solo da lì. Non può partire solo dalla monetizzazione. Non può essere l’unica cosa che conta.
Scrivere un blog significa creare un proprio spazio libero.
Uno spazio che parla di te, con il tuo ritmo, le tue parole.
E questo, da solo, ha un valore enorme. Un valore personale, identitario, creativo.
Se poi arriveranno lettori, opportunità, guadagni, benissimo (rettifica, qualora servisse: i guadagni non arrivano per caso, ma per strategia).
Ma non dimentichiamoci che tutto questo ha senso anche se non monetizza. Come molte delle cose più importanti nella vita.
Se ti va, leggi anche
“Come diventare blogger e guadagnare”
e poi anche
“Ma è davvero necessario monetizzare un blog?”
Più di una volta il blog mi ha riportata alla parte migliore di me
Scrivevo articoli di viaggio. Itinerari, consigli, storie. Poi ho cominciato a voler capire di più, andare oltre la superficie.
A parlare di geopolitica, di trasformazioni sociali, di territori marginali. E il mio blog ha seguito quel movimento. Mi ha fatto spazio.
Ci sono stati momenti in cui il mio tono di voce cambiava, e cambiavo anch’io. Momenti in cui la mia immagine mutava, diventava più essenziale, più consapevole. E anche allora il blog c’era. Non era solo una vetrina. Era uno specchio.
Ogni volta che mi perdevo in troppe direzioni, in troppi compiti, in richieste che non sentivo mie, anche nelle collaborazioni e nei blog tour, tornare al blog era come tornare da me.
Bastava aprire la bacheca, rileggere un vecchio post, scriverne uno nuovo.
È lì che ho ritrovato la parte più viva, più coraggiosa, più lucida di me. E so che succederà ancora.
Per intenderci, io domani potrei decidere anche di fare un concorso pubblico e trovare un lavoro diverso da quello che ho, ma il mio blog resterebbe… esattamente come c’era già quando avevo un lavoro stabile, in un ufficio stabile, in una città dall’economia stabile.
A volte si scrive per farsi leggere, altre volte per leggerci dentro
Creare un blog è stato per me un modo per dare spazio reale e forma alla troppa intensità con cui vivevo le cose, alla voglia di non lasciarle correre e scorrere via.
Continuare a scriverci, anche nell’epoca dei social, e poi oggi dell’IA, è una forma di resistenza alla superficialità, alla velocità, all’invisibilità che arriva, puntuale, dopo poche ore dalla pubblicazione di ogni contenuto.
È uno spazio che mi sono conquistata, prima con il desiderio di raccontare il mondo, poi con il bisogno di non lasciarmi travolgere da esso.
Oggi so che scrivere da sola, per il mio blog, è stato uno degli atti di maggiore fedeltà a me stessa.
E se in questo articolo ti sei riconosciuta anche solo per un istante, allora è il momento giusto per cominciare.
Non aspettare oltre.
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