Ma è davvero necessario monetizzare un blog?

Non è strano che sia proprio io, SEO strategist che da anni guida persone e aziende a trasforemare un blog anche in una fonte di guadagno, a ribadire che il blog non deve essere per forza una fonte di guadagno. 

Dal blog puoi guadagnare; Puoi, se vuoi.

In quel “se lo vuoi” passa un mondo. 

Il mondo dell’autodeterminazione di chi scrive contenuti prima di tutto per una missione e passione personale, per un intento divulgativo, per dare spazio a quelle cose che “ti fanno alzare un’ora prima al mattino”. 

sabrina barbante - seo expert blogger





Veloce reminder: 

Io sono Sabrina Barbante, blogger, SEO strategist, divulgatrice della creator economy. 

Trasformo blog in progetti e (se si vuole) lavori digitali. 


Esci per un attimo dalla Hustle Culture

Negli  ultimi anni, la Hustle Culture è entrata a far parte della narrazione quotidiana delle nostre vite. 
Per Hustle Culture (cultura della frenesia quasi febbrile) si intende la cultura condivisa in buona parte dell’Occidente per cui valiamo nella misura in cui lavoriamo moltissimo, corriamo, ci impegnamo per raggiungere sempre il prossimo obiettivo lavorativo. 

In questo spazio culturale, in cui anche le passioni diventano monetizzabili, si è inserita la Creator Economy, anche detta, non a caso, Passion Economy (economia delle passioni), cioè quella branca dell’economia basata sulle passioni che si trasformano in lavoro.

Puoi anche ascoltare il contenuto di questo post nella puntata del mio podcast

Monetizzare a tutti i costi: la deriva della Passion Economy

Io che guadagno da una mia passione (il travel story telling e le dinamiche affascinanti dell’economia digitale), non posso non addentrarmi in questa riflessione; 

da quando la nostra quotidianità si è riempita di consigli su come monetizzare i nostri blog, i nostri profili Instagram, le nostre foto, persino la nostra pedicure, come guadagnare con le nostre passioni, quella che dovrebbe essere una “possibilità”, una delle tante variabili di un’attività fatta per passione, è iniziata a diventare l’ennesima pressione sociale. 

Descritta da fuori, la possibilità di guadagnarsi da vivere con le proprie passioni creative può sembrare fare bingo nella vita; 

ma questo è proprio il risultato diffuso della nostra prigionia mentale nella Hustle Culture, nella cultura capitalista che vede il dedicare tempo ad un’attività non remunerativa, una perdita di tempo. 

Prima di capire se vuoi guadagnare con una tua passione, appropriati fieramente della libertà di viverla senza lucrarci;  avere tempo tuo da dedicare a cose che ami è già in sé un grande successo (e un grande privilegio). 

5 Validi motivi per non guadagnare con un blog

Veniamo ora alla fattispecie che ci interessa, il blogging. Perché sì, ormai lo sappiamo, da un blog ci puoi guadagnare, ma ci sono moltissimi ottimi motivi per non volerlo affatto. 

usare l'IA per la SEO

Datti spazio per esplorare i tuoi pensieri

Quando un blog diventa o pianifica di diventare una fonte di guadagno, bisogna dar conto ad una strategia economica che va di pari passo ad una strategia editoriale. 
Dunque, il tuo calendario di pubblicazione dei tuoi articoli diventa un piano editoriale strategico. 
Seguirai una strategia di contenuti che portano da A a D, passando per B e C, punti di avvicinamento a D, obiettivo della monetizzazione. 

Dunque il denaro diventa il punto di arrivo che toglie spazio alla tua libertà di creare riflessioni, pensieri, rivivere esperienze e dare opinioni, che esulano dalla logica monetaria. 

Puoi avere un pensiero e trasformarlo in scrittura;
oppure puoi scrivere, ed è la scrittura che genera nuovi pensieri. 

Consenti al tuo blog di portarti dove non ti aspetti

come pubblicare guest post

Non sono pochi i blog che ho conosciuto, i progetti narrativi con cui ho lavorato e che ho aiutato a crescere, che hanno vissuto una bellissima “fase zero”, il momento del caos generativo, il momento delle idee che vanno incasellate in una struttura (template), messe in categorie e poi, finalmente, raccontate. 

In 8 casi su 10, un blog che nasce per una passione/per un interesse personale, nel giro di qualche anno ti porta in direzioni che all’inizio non si erano prefigurate. 

Lascia al tuo blog, soprattutto se nuovo, la possibilità di portarti in luoghi ai quali non avevi pensato. 

Il mio stesso blog, a dirla tutta, nasceva come travel “puro”; 

poi la mia passione per il digital marketing e la SEO mi ha portato a creare una nuova categoria e scrivere qualcosina sulla SEO. 

I feedback dei miei lettori mi hanno portato ad approfondire e scrivere sempre di più di SEO e, da questo percorso che ho creato insieme al blog e ai miei lettori, sono nate le consulenze, prima per aziende e poi per privati. 

Anche la sezione Geopolitica è nata con una mia evoluzione: da travel blogger “pura” a travel blogger che da sempre, ovunque va, attacca pipponi inimmaginabili sulle politiche sociali dei paesi. 

E da qui, la sezione GEOPOLITICA è diventata un elemento “core” del mio blog. Dal quale non ci guadagno e non ci voglio guadagnare. 

Perché quando si parla di politica serve indipendenza massima da ogni forma di potere, in primis quello monetario. 

Non aggiungere ansia da prestazione (anche economica)

Tantissimi progetti narrativi validi, validissimi, restano fermi nel limbo dell’incertezza del blogger che vi sta dietro. 

Si tratta di un’incertezza fatta di ansia da esposizione, ansia da prestazione, ansia del giudizio degli altri. 
Il giudizio degli altri è spesso traducibile con il pensiero intrusivo “stai perdendo tempo, dovresti fare cose serie – i.e. cose che portano soldi”

Così, la fretta di guadagnare da un progetto, lungi dall’essere la giustificazione che (ci) diamo per legittimarci a creare qualcosa di nostro e di libero, diventa l’ennesimo task, l’ennesima gabbia travestita da deadline.

Vale la pena smettere di essere dipendenti di un’azienda per diventare schiavi di un algoritmo?

Datti tempo, non darti "un tempo"

“Mi do un anno di tempo per farlo diventare una fonte di guadagno” (sottinteso, poi mollo e torno a fare cose serie). 
Non si contano le volte che ho sentito, in coaching, questa frase, dovendo poi smontare non solo la frase ma tutta la vita e l’immaginario che questa frase si portava dietro. 

Allora, se vuoi davvero guadagnare con il tuo blog, un anno di tempo può bastare, ma non ti porta neanche a metà del percorso. In quell’anno non devi aspettare, men che mai solo scrivere. Devi mettere in atto una strategia, una road map che segue dei punti e delle scadenze. 
Farlo nei ritagli di tempo potrebbe non portarti lontano. 
Al massimo, meglio “prenderti tempo” per ascoltarti, capire e analizzare

  • Cosa provi quando scrivi 
  • Cosa provi quando pubblichi 
  •  Quali articoli e titoli esprimono il meglio di te
  • Che feedback hai da chi ti legge
  • Quali articoli coinvolgono di più chi ti legge
  • Quanto sei cambiata, in questo tempo, con e grazie al tuo blog. 
Io, personalmente, al mio blog devo buona parte dell’identità che mi sono costruita in questi 15 anni; 
l’attività di scrittura strutturata mi ha permesso di prendere il caos e trasformarlo in potenza, di capire persino cosa è, davvero, per me, un viaggio, in cosa il mio modo di viaggiare è diverso da quello che credevo, il motivo per cui alcuni luoghi mi piacciono più di altri. 
Scrivere di SEO mi ha aiutata a verbalizzare il mio modo di stare online. 
Mi ha aiutata a capire quale è la mia etica nell’universo della Creator Economy. E niente di tutto questo sarebbe stato possibile se mi fossi “data un tempo”, invece di prendermi tutto il tempo del mondo. 

La "Monetizzazione" può anche essere indiretta

E poi ci sono quelli che “io non guadagno dal mio blog”, ma se gli chiedi come hanno fatto a pubblicare un libro rispondono “L’editore mi ha trovata in organico”. 

Ci sono quelli che “non ho mai guadagnato un centesimo dal blog” ma se gli chiedi come mai li chiamano per tenere interventi pubblici sul loro settore rispondono “mi hanno trovata sul web da un articolo condiviso su LinkedIn”. 

 

Molto del successo che deriva da un blog, non è figlio di una vera e propria strategia, bensì dall’ambizione ostinata e contraria di voler divulgare qualcosa, perché si crede in quel qualcosa. 

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