Antica Farmacia Corleto. Storie di radici e veleni di Marsico

Ci sono tanti modi per sapere che appartieni a un luogo.
Uno di questi è riconoscere un odore che non senti da oltre sessant’anni, e sapere esattamente da dove arriva.

A molti abitanti di Marsico Nuovo, paese della Val d’Agri, nel potentino, quell’odore arriva improvviso appena varcata la soglia della Farmacia Corleto, in via Garibaldi, una stradina in discesa in antichi sanpietrini, tra portoni di legno e ferro battuto, gerani e finestre mai completamente aperte e mai completamente chiuse.
Sotto una di queste, il serpente in pietra avvinghiato ad un calice sovrasta il portale della farmacia, che ha riaperto le sue porte nel 2023, a 57 anni dalla chiusura.

Serpente in pietra - farmacia corleto

Più che una riapertura, è stata una restituzione

Potremmo definirla “farmacia-museo”, ma di museale in senso tradizionale c’è poco, in realtà.
Si tratta di un luogo riportato a ripresentarsi come era quando era in piena attività.
Come un set cinematografico dove niente è “ricostruito”, tutto è reale e in cui gli attori erano, semplicemente, le persone che vivevano a Marsico nello scorso secolo.

A volerla è stata Carola Corleto, nipote diretta del primo titolare, Leonardo Corleto.
Già veterinario, poi farmacista, preparava a mano unguenti, pillole, decotti, dosando ogni ingrediente con la perizia di chi conosceva le persone, prima delle loro patologie. 

olio di ricino antoca farmacia

Dai, dottò… e mettine un po’ di più” – dice don Antonio, mentre osserva il dosaggio della belladonna essiccata sul micro bilancino, parte della dose mensile di farmaco per calmare i crampi addominali.
Il dottor Leonardo non alza gli occhi che attraversano le lenti dei suoi occhiali rotondi, concentrati sugli ingredienti
“Don Antò, se io ne metto di più, tu muori”.

Era lui a raggiungere case isolate con bombetta ed un elegante bastone da passeggio al cui interno si nascondeva una fiala di rosolio per riscaldare le notti fredde.
E qui nelle colline della Val d’Agri, le notti d’inverno sanno essere molto fredde, e in passato lo erano ancora di più.

 

“Come avrebbe reagito lui, come avrebbero reagito mio nonno e mio padre, alla pandemia?”

Questo si è chiesta Carola, quando veniva a stare qui, in mezzo ad oggetti che sono in parte storia famigliare, in parte storia collettiva, durante il lungo lockdown.
La risposta: con la risolutezza e la calma con cui avevano affrontato tutto il resto. 

Da lì, il desiderio forte e dolce di ridare vita al luogo.

Non solo come spazio espositivo, ma come presenza viva, come ponte tra passato e presente.

Una storia personale, familiare e collettiva

ricette scritte a mano

Il bastone con la fiala per il rosolio non è il solo oggetto di vita quotidiana e abitudini personali presente tra i memorabilia d’epoca che puoi vedere qui.

Non si tratta solo di una stanza che contiene oggetti di antica arte speziale, che già basterebbe a darle un fascino filmico, quanto di una stanza che racconta un antico modo di esistere.

Le ricette scritte a mano, con calligrafia elegante e lingua semplice, perché chi aveva il privilegio della conoscenza, sentiva l’onere della chiarezza;

il registro obbligatorio degli stupefacenti e le etichette delle sostanze ritenute veleno, traccia di quando ogni sostanza veniva gestita da chi sapeva come farlo e se ne assumeva la responsabilità.

Bombette e occhialini, borselli e orpelli dei tempi in cui l’eleganza era una forma di rispetto e ogni oggetto era costruito per durare.

E poi un pigmeo, puro ornamento, altro elemento che, come il profumo di legno e radici, appartiene alla storia di chi era bambino ai tempi di attività della farmacia.
Nel lessico famigliare del paese, lui è “Lo spauracchio”, perché a tutti i bambini faceva paura.

Riconoscere l’odore delle radici e del veleno

antica farmacia speziale corleto

Quando un luogo, sia esso un esercizio o una casa molto vissuta, chiude il suo portone in un piccolo paese, si spegne un frammento dell’immaginario condiviso, uno di quei collanti invisibili che tengono unite le comunità e ne alimentano l’esistenza periferica e silenziosa.

pigmeo d'Epoca anni 20 - antica farmacia corleto

Ma non tutti i luoghi smettono di esistere quando si chiudono.

Alcuni mettono il tempo in pausa.

E aspettano che qualcuno trovi l’energia, il coraggio e la responsabilità di riaprirli, di farli respirare ancora.

Per capire se un luogo è rimasto vivo, basta portarci dentro qualcuno e sentire quella voce che dice:

Mi ricordo questo odore.

Sono le radici. È tutto come allora.”

Puoi prenotare una visita all’Antica Farmacia Corleto mandando un messaggio al numero 338 853 802 2
Risponderà Carola Corleto, titolare e artefice del progetto. 

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