Cosa sta cambiando nel mondo del travel blogging

Il mondo del web e tutte le professioni ad esso collegate ha livelli velocissimi di evoluzione; per starci dietro, bisognare stare costantemente “sul pezzo”, analizzare l’andamento in modo quasi scientifico su base periodica e decidere, di volta in volta, se adeguarsi, se sperimentare altri cambiamenti, se restare fermi alle modalità precedenti (a mio avviso, la scelta peggiore).

C’è di bello il fatto che in un mondo così poco codificato, ci si può inventare e reinventare sempre e spesso.
C’è di meno bello che una branca della psicologia e della psicanalisi, nei prossimi anni, si dovrà concentrare solo su di noi blogger e webstoryteller, perché ne avremo di irrisolti da raccontare.

Ma oggi, les amis, parliamo di cose belle, cioè di cambiamenti.

Cosa sta cambiando nel mondo del travel blogging?
(because of la pandemia da COVID-19 ma non solo)

Ecco a voi, da insider, alcune cose da sapere se sei una (o un) travel blogger.

Qui, intanto, da leggere dopo, trovi anche le
* cose che stanno cambiando nel mondo delle professioni digitali e
* le cose che cambiano e a cui bisogna adeguarsi nella scrittura per il web

Dal raccontare posti lontanissimi alla meraviglia dei propri luoghi

varese ligure borgo rotondo dettaglio

Un po’ per necessità, gli anni di pandemia hanno portato molte blogger a raccontare (e spesso ad osservare per la prima volta) i propri micro territori, le sub regioni italiane ancora non (ben) raccontate.

Il fenomeno, che era in parte già partito prima del 2020, ha visto il suo primo exploit nell’estate post prima ondata, con diversi progetti tra cui Resta A Casa – Viaggia in Italia (il blog tour più lungo in termini di tempo e km mai fatto in Italia), powered by me medesima e Miriam Chilante, feat. Francesca Giagnorio, Sicilia in Camper di Anna Pernice, i bellissimi progetti di narrazione della Sardegna guidati da Lucia Coseddu, a.k.a. una Sarda tra Le Nuvole e molti altri a seguire.

Se da un lato, travel blogger da sempre impegnate nella narrazione di destinazioni lontane ed esotiche hanno usato la propria expertise narrativa per aiutare i micro territori, soprattutto quelli meno noti e più in difficoltà, dall’altro sono nati blog e progetti di blogging interamente dedicati alla narrazione micro territoriale. E qui, arriva la seconda grande novità.

Il Travel blogging è un po’ più local

Chi mi segue (fa bene) sa che sono coach di molte e molti blogger: in tal veste sono testimone della nascita, nell’ultimo anno, di diversi progetti di travel blogging che hanno come scopo proprio il racconto turistico-ma-non-troppo delle micro realtà territoriali.

Un esempio che in pochi mesi ha riscosso moltissimo successo è Piadina Story, di Elena Resta, che inverte l’immaginario turistico romagnolo attraverso il racconto della sua realtà di bassa Romagna, raccontandola nella sua quotidianità e rendendola, dunque, esotica.

Un esempio ormai ben radicato nel panorama della narrazione territoriale cui molti nuovi blogger guardano con interesse è Cose di Bergamo, con la ricchezza di contenuti di un magazine eppure gestito da un’unica persona, Raffaella Garofalo.

Anche l’Italian URBEX, cioè i luoghi nascosti e abbandonati, nonché la scoperta dei posti più selvaggi e “inarrivabili” stanno riscuotendo un certo interesse nella narrazione e ovviamente anche nei lettori; ne è un esempio il blog Il Mondo Attraverso Alice.

Cause benefiche e riflessioni geopolitiche da sfondo alla narrazione travel

Eccoci alla mia novità preferita: il mondo dei travel blogger non è più il mondo dei “viaggi gratis” in luoghi di lusso.
Non lo è mai stato, sia ben chiaro, ma questo stereotipo, costruito tra ignoranza sulle specifiche di questo lavoro molto complesso e narrazioni obiettivamente fuorvianti fatte da molti colleghi, era purtroppo diffuso.

Sono Sabrina, blogger…
che ti insegna a diventare blogger.

Scopri come posso aiutarti a lavorare nel bellissimo mondo della scrittura online.

Invece ormai, da tempi ampiamente precedenti alla pandemia, si è diffusa la buona pratica di legare progetti di travel Storytelling in posti lontani a mission etiche, volte ad accendere i fari sul mondo. Insomma, finalmente il travel blogger si è dedicato alla narrazione di un mondo non solo patinato ma anche in difficoltà. Il Travel blogger è diventato e diventerà sempre di più un “corrispondente estero”, che attira l’attenzione su istanze sociali internazionali anche grazie al proprio stile fresco e pop.

Oltre ai singoli progetti, molti travel blogger legano sempre di più il proprio progetto narrativo ad una mission.

Vince chi collabora con gli altri

Abbiamo capito che unendo le forze siamo fortissimi.
Ecco che, dunque, il travel blogger 3.0 sa lavorare da solo perché ogni singolo progetto resta sempre legato al proprio personal brand e mantiene una sua identità, ma periodicamente collabora a progetti complessi con altri colleghi e colleghe.

Non solo perché unendo le forze si lavora meglio ma anche perché è più facile essere davvero un valore aggiunto per i partner commerciali se si offrono più opzioni e competenze.
Dunque, è più facile trovare uno sponsor se oltre alla scrittura si unisce la realizzazione di un video e uno shooting fotografico professionale.

Le collaborazioni non si aspettano
Le collaborazioni si creano

vendere prodotti digitali

Nelle consulenze Full Blogger ho un modulo dedicato alle collaborazioni, ai format e ai progetti.
Non è un caso se ho inserito questo punto, perché si crede, erroneamente, che le collaborazioni partano solo quando un ente/operatore ti trova sul web, si innamora del tuo storytelling, e ti contatta per proporti qualcosa.
Questo capita, certo, ma sono nel 10% dei casi.

Le collaborazioni si creano.
Come? Ideando format, progetti strutturati che portino reali benefici agli stakeholder coinvolti e poi, appunto, coinvolgendoli proponendo soluzioni a problemi che loro hanno davvero.

I travel blogger professionisti stanno diventando
consulenti per agli operatori del comparto turistico

donna che parla al telefonino con un computer davanti. di spalle, castana.

Quando un travel blogger ha partecipato per anni a diversi viaggi stampa e blog tour, ha imparato cosa ne determina il successo o l’insuccesso, e può essere un enorme aiuto per l’organizzazione di progetti simili.

Molte di noi, con più esperienza in blog tour, hanno iniziato a mettere competenze organizzative e buone pratiche a disposizione di chi vuole organizzare un tour o un evento promozionale (io sono fra queste, al consuntivo di due blog tour organizzati e uno in corso d’opera).

Un travel blogger è un comunicatore cross mediale e sa, quindi, quali consigli può dare agli operatori che si affacciano al mondo della comunicazione. Insomma, un travel blogger nell’A.D. 2021 non è più solo la persona che scrive di viaggi su un blog, ma una persona che sa mettere la propria competenza acquisita in vari campi a disposizione del territorio e dei suoi enti.

Hai notato anche tu questi cambiamenti? Ne avresti altri da evidenziare?
Commenta qui sotto oppure seguimi su Instagram e parliamone lì 😉

8 Comments

  • Nicoletta - Viaggiatori per Caso

    Ciao Sabrina! Come hai correttamente evidenziato tu, il mondo del blogging e in particolare il settore travel ha dovuto reinventarsi per restare a galla.. io sto provando, direi con un discreto interesse da parte dei lettori, a dare più spazio all’escursionismo (di cui sono appassionata) e agli itinerari locali da fare a piedi. Cosa ne pensi?

    • Sabrina - In My Suitcase

      Beh, Nicoletta, di certo siamo nel periodo della riscoperta dei luoghi a noi più prossimi e degli spazi aperti e “puliti”. Inoltre se è una tua passione, può anche diventare parte della tua mission il convincere più persone possibile della bellezza delle escursioni come esperienza personale oltre che di viaggio

  • MARIA SIGNORI

    Ciao Sabrina, io sto cominciando ora a lavorare come blogger in modo professionale però ho lavorato nel contenta marketing aziendale per anni. La strategia del buon racconto e del contenuto di valore sembra banale ma è sempre attuale ed è il fondamento di ogni strategia. Mi domando però quanti si fermino a vedere la differenza di contenuti di valore e quanti si fermino ai likes o followers. Secondo te i social continueranno a farla da padrone? A volte sogno un mondo senza social dove solo o buoni contenuti web e blog spiccano;) Utopia? Che ben pensi?

    • Sabrina - In My Suitcase

      Ciao Maria, io credo che i social siano meno male di quello che pensiamo.
      I social, se li viviamo come delle fonti alternative di traffico per il blog e dei canali in più per farci conoscere (e anche per proporci) possono risultare davvero utili. Certo, c’è da dedicarci tempo e fatica e anche studio, ma se vuoi lavorare nel digitale sì, devi starci dietro, perchè il digitale è un mondo in costante e velocissima evoluzione.
      Ti svelo un segreto da professionista: alle aziende in realtà non interessano né i follower né il tuo numero di lettori e le tue metriche sul blog. Alle aziende interessa vendere e convertire. Tu puoi dimostrare che tramite un tuo blog post hai dato ai tuoi partner contatti, prenotazioni, acquisti? Se sì, mostralo e magicamente all’aziende con la quale vuoi collaborare non interesserà più nulla dei tuoi follower 🙂

  • Silvia

    Ciao Sabrina, sono nuova nel mondo del blogging, ma concordo sul fatto che sicuramente non basta più descrivere, serve raccontare se vuoi che qualcuno si appassioni a ciò che vuoi comunicare.
    Bellissimo articolo, grazie per gli spunti di riflessione.

  • Paola

    Molto interessante!
    Secondo te, visto il periodo e la crisi subita dal settore, gli enti e le strutture collaboreranno solo con i grandi blogger o anche con chi ha numeri più piccoli ma con un discreto interesse da parte dei follower?

    • Sabrina - In My Suitcase

      Ciao Paola.
      Tratto sempre questo punto nei miei corsi: dunque, permettersi un blogger con numeri alti vuol dire anzitutto avere un buon budget di spesa. Il punto è che, sia per questioni di budget che per una maggiore (spero SEMPRE MAGGIORE) attenzione anche ad altri fattori, saranno anche i blogger più piccoli ad avere occasioni. Ad esempio, io consiglio alle aziende di cercare non content creator con molti follower ma con lo stesso pubblico target, ad esempio. Poi guardare alla tipologia di interazioni e alle competenze SEO di ogni blogger. per altro d’ora in poi sarà sempre più determinante per i blogger essere capaci di scrivere e proporre progetti strutturati per gli enti del turismo

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