C’era una volta… e c’è ancora un mio articolo, sul mio blog, che parla degli itinerari più belli da percorrere, in auto, in Provenza.
Mi porta ogni mese dalle 300 alle 600 visualizzazioni uniche (cioè, lettori o lettrici), a seconda delle stagioni.
L’articolo parte di questo topic cluster, dedicato ai mercatini in Provenza, mi ha portato solo nel mese di agosto 2025, oltre 700 visite uniche.
Altro evergreen del mio rendimento, secondo Google Analytics, Le cose da sapere prima di un viaggio a Sofia, da 5 anni, mai meno di 300 lettori al mese, con picchi che superano le 1000 visualizzazioni uniche.
Oltre a portarmi lettori, se ci fate caso, mi portano anche “eventi”, cioè interazioni e commenti, secondo il lessico di Google e questo aiuta nel posizionamento generale di tutto il blog.
Se hai la pazienza di leggere i commenti, vedrai che tutti chiedono ulteriori informazioni su questi itinerari e io, con piacere e felicità estrema, ne do sempre.
Poi ci sono altri articoli, che un po’ meno traffico da organico, cioè dai motori di ricerca, o addirittura portano traffico solo da fonti di traffico alternative a Google che però mi portano una media di 5 nuovi iscritti alla newsletter al mese o nuovi follower su Instagram.
Sono articoli come
“I Fantasmi di piazza Taksim”
Che differenza c’è fra queste due tipologie di articoli?
Qual è la differenza fra gli articoli che portano click e gli articoli che portano connessioni?
Come creare connessioni attraverso i nostri articoli è anche uno dei tanti topic affrontati nel webinar su LA NUOVA SEO, che trovi disponibile qui.
Perché alcuni titoli portano molti click, ma meno connessioni
Il motivo per cui ho usato come esempio dei miei articoli, molto cari e preziosi per la storia del mio blog e di tutto quello che da questo blog è nato, anche su un piano lavorativo, è per ribadire che
è ok se alcuni articoli portano prettamente click e lettori, ma non fidelizzazione.
Per quanto il traffico di ritorno vada coltivato, alcuni titoli nascono per altro.
Ad esempio, perché questi miei pillar post mi hanno portato molti lettori e molti commenti, ma poche connessioni durature?
- Rispondono ad un intento di ricerca molto informazionale
- Rispondono ad un solo intento di ricerca, molto didascalico e verticale (i.e. che itinerario fare in auto in Provenza, quali mercatini vedere in Provenza, viaggio a Sofia).
- Rispondono ad un orientamento basato sull’urgenza, sul qui ed ora: chi fa queste ricerche è già in loco e ha bisogno si risposte subito, non ha tempo o voglia di connessioni più lunghe.
E poi, cosa altresì determinante
- li ho scritti in periodi in cui non avevo ancora la newsletter, quindi le call to action per iscriversi a mia newsletter non ci sono e se ci sono (aggiunte in seguito) non sono ancora così forti e basate su un linguaggio “connettente”
Tutta la struttura dell’articolo è incentrata sull’intento di avere visualizzazioni di avere lettori perché in quell’epoca era questo che contava; ma non c’è dietro una strategia di costruzione dell’articolo per avere anche delle connessioni.
Come sono gli articoli che portano connessioni?
La seconda tipologia di articoli, quelli che invece hanno creato connessioni (iscritti alla newsletter e follower su Instagram) hanno alcune caratteristiche che li diversifica dai post che, invece, sono strutturati per portare click.
Quali sono queste caratteristiche?
- Hanno come componente narrativa anche l’obiettivo di portare scritti la mia newsletter, perché, semplicemente, quando li ho scritti la newsletter era ormai parte della mia attività di blogger.
- danno sì delle informazioni, ma al centro della narrazione resta proprio la connessione fra me e il lettore che mi legge. Si parla di valori e visioni, opinioni, tutti elementi fortemente “connettenti”.
Oggi, che i click non bastano più
Per anni abbiamo rincorso i click come fossero l’unica bussola possibile: più click uguale più valore.
E in parte è stato anche vero, dal momento che noi blogger abbiamo fatto molti contratti e trattative partendo dalle nostre visualizzazioni uniche mensili.
Ma oggi, lo sappiamo (lo sappiamo?) le cose sono cambiate.
Il traffico organico è diventato instabile e le dinamiche SEO sono del tutto cambiate (ed è per questo che ti invito ad unirti al mio webinar LA NUOVA SEO).
I click, presi da soli, sono metriche di vanità: ci rassicurano, certo, ma non raccontano davvero la profondità della relazione che abbiamo con chi ci legge.
A ben guardare, né i motori di ricerca né i social hanno interesse a portarci persone fedeli: il loro obiettivo è trattenere gli utenti nelle proprie piattaforme.
Oggi, se vogliamo “mettere al sicuro” il nostro traffico, serve creare relazioni e connessioni. E del resto, non è forse più interessante diventare opinion leader e punti di riferimento nella vita dei nostri lettori invece che fornitori di informazioni di passaggio?
Cosa significa scrivere per creare connessioni?
Creare connessioni non vuol dire soltanto farsi leggere o ascoltare una volta.
Significa diventare parte della vita quotidiana di chi ci incontra online.
Una connessione nasce quando un
- articolo viene salvato perché “ci tornerò sopra”,
- quando ci si iscrive ad una newsletter perché un nostro contenuto “risuona”
- quando una newsletter viene aperta con curiosità,
- quando una frase risuona al punto da essere citata in una conversazione o riportata su un altro canale.
Non è un rapporto di consumo, è un rapporto di fiducia.
E la fiducia si costruisce con coerenza, autenticità e uno stile che non si può copiare: la nostra voce, il nostro sguardo sul mondo.
I numeri fluttuano, ma una connessione resta.
È il motivo per cui, anche se i click calano, puoi continuare a crescere: perché chi ti segue non ti cerca solo nei risultati di ricerca, ma ti cerca per nome, per identità.
Best practice per trasformare click in connessioni
- Cura la newsletter come una lettera. Non deve essere una copia del blog, ma un luogo intimo, con contenuti che fanno sentire chi legge parte di qualcosa. Una frase personale, un aneddoto, una foto inedita: sono dettagli che creano vicinanza.
- Apri spazi di interazione reale. Che sia un canale Telegram, una community privata o semplicemente l’invito a rispondere a un’email, l’importante è dare voce a chi ti segue.
- Sii coerente tra i canali. Non serve essere ovunque, ma dovunque tu sia, porta la stessa voce.
- Ovviamente, inserisci nei tuoi articoli CTA chiare e dirette affinché “non ci si perda di vista”. Inserisci la fidelizzazione tra gli obiettivi di ogni singolo articolo.
- Parla di te, e del tuo lettore. Crea immagini reali, forti, “relatable” e rendile parte dei tuoi articoli. Le informazioni aiutano, certo, ma quello che risuona è l’emozione, l’esperienza, l’identità.

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