Il fattore umano nella creator economy

Negli ultimi anni la creazione di contenuti online ha definitivamente smesso di essere (e di essere percepita) come un passatempo, uno sfoggio di ego, un “Pubblico diario segreto” (come si diceva un tempo di noi blogger), per diventare un comparto dell’economia.
Quando lavoriamo come creator, quando creiamo contenuti per il web, siano essi divertenti o di approfondimento, siano essi su un blog, in un podcast, in una piattaforma di infotainment, dobbiamo sempre tenere a mente che stiamo camminando in un terreno che è anche “economy”.

La creator economy, o economia della passione, o economia dei contenuti, ha ad oggi un impatto economico significativo e, soprattutto, in crescita.
Secondo un rapporto di SignalFire, ci sono oltre 50 milioni di creator di contenuti in tutto il mondo, con il mercato globale della creator economy che supera i 100 miliardi di dollari.

Un altro studio previsionale di Goldman Sachs ha stimato che il mercato dell’influencer marketing da solo potrebbe raggiungere i 480 miliardi di dollari entro il 2028.

Ma se da un lato si diffonde l’economia della creazione, della divulgazione delle nostre passioni e interessi, assistiamo parallelamente ad una (frustrante) de-umanizzazione del web e delle informazioni .

La prevalenza di chatbot nei servizi di assistenza, le voci meccaniche ed elettroniche, l’assenza di un contatto umano nelle risposte online e persino l’uso massivo di IA generativa nella creazione di contenuti online, hanno aumentato un senso di frustrazione negli utenti del web, sia nella ricerca di informazioni che nella ricerca di assistenza.

Secondo una ricerca condotta da HubSpot, il 44% dei consumatori trova frustrante interagire con un chatbot quando cercano supporto, preferendo di gran lunga il contatto umano. Un’altra indagine di PwC ha rilevato che il 59% dei consumatori sente che le aziende hanno perso il tocco umano nel servizio clienti a causa dell’automazione .

Le preoccupazioni non si fermano qui. Con l’avanzare dell’intelligenza artificiale generativa, cresce anche la paura di risposte errate o inappropriate; siamo ancora nella fase dell’entusiasmo, del “non ci possono credere di quanto poco tempo ci impiega ChatGpT per dire-fare-spiegare cose.

Non appena la SGE entrerà assiduamente nelle nostre vite, sostituendosi in larga parte alla SERP tradizionale, ci sarà un picco di entusiasmo e poi una presa di consapevolezza: le risposte veloci non sono comunque né certe, né attendibili e la fiducia nel creator prevarrà sulla fiducia nell’IA.

Il fattore umano nei contenuti online

IA per blogger - solen-feyissa-unsplash

Alla luce di questi dati, diventa chiaro che nel mondo del blogging e della creator economy, l’aspetto umano non solo è importante, ma è essenziale. Oggi più che mai, anche per noi blogger, torna l’importanza di non scrivere solo articoli in ottica SEO per rispondere freddamente a degli intenti di ricerca ma di unire al nostro piano editoriale strategico anche una consapevole alternanza di opinioni, expertise, approfondimenti in cui il nostro fattore personale emerga in modo chiaro.

I lettori non cercano solo informazioni; vogliono connettersi con le persone dietro quelle informazioni; ora più che mai, vogliono sentirsi compresi, ascoltati e coinvolti in una conversazione autentica.

Per distinguersi in questo scenario, i creatori di contenuti devono mettere l’accento sull’umanità dei loro articoli.

Come inserire il fattore umano nei tuoi contenuti?

sabrina - usare l'IA per avere più traffico

Passiamo, come piace a noi, a qualche idea e input molto pratico su come inserire il fattore umano che piace tanto ai lettori, che li avvicina a te e li fa sentire a casa, nei tuoi contenuti, sia sul blog che nelle piattaforme di infotainment (da Instagram a TikTok, passando per i podcast).

Un tono di voce riconoscibile

Su questo, ci lavoriamo molto nei percorsi Full Blogger, perché si tratta di un’elemento che va oltre la SEO ma che è più importante, per certi aspetti, della SEO stessa.

Il tono di voce deve essere personale e riconoscibile, la linea editoriale rispettare una precisa fascia di valori nei quali il lettore deve riconoscersi, affinché possa fidelizzarsi.

Condividere le proprie esperienze, emozioni e opinioni non solo rende il contenuto più avvincente, ma costruisce anche una relazione di fiducia con il pubblico.

Adottare un tono di voce umano significa parlare con i lettori come se fossero qui fronte a noi. In questo, c’è da dirlo, i social hanno fatto da apri pista e da scuola anche per noi blogger.
Per molti anni persi dietro le regole fredde della SEO, il farci contaminare dall’attitudine di “metterci la faccia” derivante da Instagram e TikTok è stata cosa strategicamente giusta, che mai come ora deve essere messa a regime.

Esperienze personali e professionali

Un altro aspetto cruciale è la condivisione delle esperienze personali e i riferimenti a quelli professionali, da inserire nel nostro storytelling.

Non voglio certo dire che d’ora in poi dobbiamo raccontare la nascita e l’epilogo delle nostre love story (anzi, viene percepita come una cosa da “boomer” dei social, non farlo). Ma avvicinare le persone che ci leggono e seguono alla nostra vita propone un modello di reciprocità, per cui i lettori vorranno dirci qualcosa in più di loro.

I lettori sono più propensi a seguire e fidarsi di qualcuno che percepiscono come autentico e trasparente. Raccontare successi e fallimenti, lezioni apprese e momenti di svolta nella propria vita/carriera può ispirare e motivare il pubblico. So bene che ad alcuni creator viene davvero naturale, per altri bisogna lavorarci più a fondo, mettendo mani in motivazione, sindrome dell’impostoire, paura di esporsi. E noi ci lavoriamo tanto, insieme, nei percorsi Full Blogger.

Sui social, si torni a parlare in camera

Si è molto diffusa la tendenza a non fare più molte storie parlate; grafica verticale, testo scritto e se serve un link.
Per un po’ ha funzionato, ora qualcosa sta cambiando e, per certi aspetti, tornando alle origini.
Su 10 storie, almeno un terzo siano con te che parli guardando in camera, anche senza trucco, anche senza luce perfetta; questo fa parte di quel racconto di vita personale che non passa necessariamente dalle parole, ma dal visual.

Niente dizione radiofonica, non serve!

Non temere il tuo accento marcato, anzi! Sappi che è uno dei fattori di umanizzazione che fanno ricordare alle persone qualcosa in più di te.
Non fare corsi di dizione per il tuo podcast; ci si lega a personaggi del web anche perché umanizzati e umanizzabili. Sapresti distinguere un audio di Alessandro Barbero tra mille, per il suo tono di voce e il suo accento piemontese; creator come La Malafimmena, la nostra amata Michela Murgia, Alessandro Luna e tanti altri già solo per il loro forte accento territoriale.

Non perdere occasione per dare tue opinioni e ricordare i tuoi valori

Lo scrivevo già nel manuale OLTRE LA SEO; la strategia narrativa umanizza e lega le persone a te.
Oggi che oltre al traffico da organico, per noi creator diventa fondamentale il traffico di ritorno, non possiamo più esimerci dal dare le nostre opinioni o la nostra visione su quel che ci sta intorno e su quel che ci riguarda, nella misura in cui si tratta del nostro oggetto di studio e divulgazione.

L’opinione personale, accompagnata da esperienze, difficoltà, vittorie e sconfitte è quello che fa ancora la differenza tra l’avere una risposta da noi e averla attraverso un buon prompt per chat GPT.

 

Puoi ascoltare questo articolo, nell’episodio di CONTENT-e Noi

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