Viviamo nella sovrabbondanza informativa.
Ogni giorno vengono pubblicati milioni di contenuti, e nel mondo del blogging – come in quello dei social – si rincorre spesso il concetto di “utilità” come se fosse una moneta universale, valida in ogni contesto.
Molto a lungo anche il mondo della SEO ha inseguito il concetto di contenuto utile contrabbandandolo come il solo realmente funzionale al web e al tuo blog; ma poi abbiamo capito (almeno, se mi segui e mi leggi con regolarità lo hai capito) che anche gli articoli di opinione ed esperienza hanno una loro forte utilità.
Ma cosa significa davvero creare un contenuto utile, oggi?
E soprattutto: utile per chi? Per cosa? Per quanto tempo?
Nel blogging contemporaneo, l’utilità non può più essere ridotta a una lista di trucchi, a un how-to scritto con lo stampino (o con l’IA) o a un post che risponde solo alle metriche.
In questo articolo voglio ragionare con te su un concetto più ampio, più stratificato e (forse) più necessario di sempre.

Dare risposte immediate: la forma più semplice (e fragile) di valore
Nel blogging tradizionale, l’utilità è spesso stata identificata con la capacita di rispondere a un bisogno pratico e immediato, ad una query, ad un intento di ricerca: come fare qualcosa, come risolvere un problema, come ottenere un risultato.
Questo tipo di contenuto ha un grande merito: è concreto, chiaro, trova lettori, porta traffico perché spesso performa bene sui motori di ricerca.
Ma è anche, paradossalmente, il contenuto più facile da sostituire. Non appena arriva qualcuno che offre la stessa informazione in modo più aggiornato, sintetico o ottimizzato SEO, quel post perde valore.
In un ecosistema dove l’utile è confuso con il rapido, l’obsolescenza è incorporata nel contenuto stesso.
Come per altro dico sempre nelle caching dedicate alla SEO e al Piano Editoriale Strategico e di valore, il lettore che ci trova in organico da ricerca informazionale, è anche il primo che, dopo aver letto l’informazione che gli serve, ci molla.
Questo ci porta a una prima riflessione: se l’unico valore del nostro blog è nelle risposte veloci che fornisce, allora stiamo costruendo sulla sabbia.
Contenuto utile perché ispira
il valore dell'esperienza soggettiva

C’è poi un altro tipo di contenuto utile, spesso sottovalutato: quello che non ti dice cosa fare, ma ti fa venire voglia di fare qualcosa. Non spiega, ma racconta. Non risponde, ma apre domande. Non si misura solo in click, ma in risonanza.
Pensiamo ai racconti di viaggio che non si limitano a indicare cosa vedere, ma trasmettono un’atmosfera, un punto di vista, una storia.
O ai post informazionali che non elencano solo tool e strategie, ma condividono percorsi, inciampi, scelte.
In questo senso, il contenuto è utile perché umano: perché mostra un modo possibile di stare nel mondo, nel lavoro, nella scrittura.
Nel blogging contemporaneo, questo tipo di utilità è fondamentale per costruire relazioni di fiducia con chi legge. Perché il lettore non cerca più solo informazioni: cerca una voce, un contesto, un motivo per restare.
L'utilità che costruisce memoria: contenuti come archivio e lente

Un terzo modo di intendere l’utilità nel blogging è legato al tempo.
Esistono contenuti che non servono subito, che non sono urgenti, ma che diventano preziosi con il passare dei mesi, degli anni. Sono post che costruiscono un archivio: una mappa, una testimonianza, un riferimento.
In questo senso, l’utilità non è nel qui e ora, ma nell’atto di lasciare tracce.
Penso ad articoli che analizzano fenomeni culturali, che raccontano esperienze professionali nel lungo periodo, che osservano l’evoluzione di un linguaggio o di una piattaforma.
Spesso non sono quelli che fanno boom di traffico il giorno della pubblicazione o nelle settimane immediatamente successive, ma sono quelli che tornano utili quando nessun altro li ricorda più.
Questi contenuti, se ben scritti, diventano parte di una memoria condivisa. E in un web che dimentica tutto troppo in fretta, fare memoria è uno degli atti più radicali e generosi che un blogger possa compiere.
Ad esempio, scrivere articoli che siano delle previsioni o analisi future sull’evoluzione della tua professione/segmento narrativo, potrebbe essere di grande utilità nel tempo per i tuoi lettori, per i tuoi colleghi e ovviamente per te e per il tuo traffico.
Sono i così detti articoli che “invecchiano bene”.
L'utilità etica: contenuti che rispettano tempo, intelligenza e attenzione

Infine, c’è un tipo di utilità che non si misura in dati, ma in etica editoriale.
Un contenuto è utile quando rispetta chi legge. Quando non promette ciò che non può mantenere. Quando non forza la SEO fino a snaturarsi. Quando non sfrutta la paura, l’urgenza o il click facile.
Nel blogging contemporaneo, questo è forse il punto più importante: l’utilità come rispetto.
Del tempo delle persone. Della loro attenzione. Della loro voglia di imparare qualcosa senza essere manipolate.
In questo senso, anche un articolo tecnico può essere scritto con cura e verità, e anche un contenuto narrativo può essere profondamente utile, anche un contenuto con intento transazionale, può puntare sulla sensibilizzazione su un concetto invece che sulla creazione di un finto bisogno.
Un blog che sceglie questo tipo di utilità è un blog che costruisce valore, fiducia, reputazione.
E che, proprio per questo, non passa mai davvero di moda.
Nel blogging contemporaneo, parlare di “contenuto utile” significa fare i conti con diverse forme di utilità: pratica, ispirazionale, mnemonica, etica. Nessuna è esclusiva. E tutte, insieme, possono costruire una presenza digitale solida, rilevante, coerente.
Scrivere per essere utili non è solo un atto strategico. È una forma di generosità. Una scelta stilistica. E, in qualche modo, una responsabilità.
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