Tramite whatsUp, la mia amica Venere – ricercatrice girovaga – mi chiede
‘Tu che hai un phd in viaggi, ma specialmente in ‘Dublinologia’, mi dai qualche consiglio?’
‘Quando parti?’
‘Se tutto va bene giovedì’
‘Avrai qualche consiglio’.
Ecco a te, Venus. Articolo per tutti, ma in seconda persona, femminile (molto femminile), singolare (molto singolare).
Inizio le mie digressioni aiutandomi con alcune domande fattemi qualche anno fa dal giornalista e amico Luca Salvi, per la rivista 6th Continent Magazine.
Una parola per descrivere questa città?
«Circo. È un posto molto rumoroso dove avvengono cose non sempre condivisibili, ma che non può fare a meno di attirarti.»
Come muoversi?
«A piedi, perché mi piaceva vedere Dublino camminando. Lì utilizzano molto le linee urbane che io chiamo pullmini gialli. Nei week end c’è un affollamento incredibile di taxi. Tutti sanno che berranno e non escono in auto. Taxi più economici che a Milano o a Roma.»
Alcuni posti della città…
C’è la zona commerciale di O’connell Street, meno caratteristica, a cui preferisco una passeggiata sul marciapiede bianco che costeggia il fiume Liffey.
Poi ovviamente passa nel quartiere di Temple Bar, con le sue stradine e i suoi Pub. A Temple Bar, scegli il locale che ti chiama. In genere chiamano con la musica. Seguila.
Io fui chiamata da Farrington’s. Una pinta, 5 euro. Guinness e Kilkenny. Dopo la prima pinta, cantavo Dirty Old Town con una coppia di sconosciuti che mi aveva tenuto il posto da prima che entrassi.
Se ti va di vedere qualcosa di meno affollato da turisti, vai verso Talbott Street, non lontano da O’Connell. Ci sono diversi pub in legno, ad un passo dal crollo, che possono ispirare molto.
Nei pub, aperti nel pomeriggio, ci sono signore di mezza età, genitori in libera uscita, genitori con bambini a seguito. C’è chi beve birra e chi beve tè. C’è chi litiga e chi parla e chi aspetta da solo ad un bancone che qualcuno voglia interagire. Ecco, l’interazione al banco è consigliatissima.
Prova ad intraprenderla accompagnata da un (vero) Irish Coffee.
E i monumenti?
Fai un giro negli spazi verdi di Trinity College. Va ben oltre l’architettura. Come tutto lì a Dublino.
La Cattedrale di San Patrizio è vicina al desiderio del turista italiano di ritrovare architetture consuete o belle da vedere. A Dublino ci sono ma… Questa città te la godi se senti le persone, la musica, i giovani (e non) che vogliono socializzare. La devi ascoltare più che guardare. Ha un pace of life più adagio rispetto ad altre capitali europee. Non bisogna correre.
Qualche anno fa, Stephanie, una meravigliosa fata irlandese oggi trapiantata in toscana, mi disse ‘la prima volta che sono andata in una città che non era Dublino mi sono chiesta perchè non sento musica?‘
Me lo sono chiesta anche io ogni volta che ho lasciato Dub.
Cosa mangiare?
A te, Venere, che non hai intenzione a quanto pare di diventare vegetariana nell’immediato, il drisheen potrebbe piacere. Si tratta di una zuppa di agnello e patate (ovviamente).
Per il pesce, punta alla taverna Lord Edward’s, in 23 Christchurch Place.
Un piatto molto servito nelle sagre è il colcannon, una specie di sformato di patate (rieccole).
Ecco, che tu resti onnivora o che decida di diventare veg lì a Dublino, nello stesso impeto epifanico che mi ha fatta diventare proprio lì un’amante della birra, spero per te che ti piacciano le patate…
Prima di arrivare:
Guardare il film “Once”.
Leggere ‘La Visitatrice’ di Meave Brennan.
Leggere qualcosa di James Joyce, anche una cosa facile… tipo l’Ulisse.
Leggere e /o ascoltare le poesie del compianto Séamus Heaney..
Leggere anche Ronald Shean, irlandese da mille milioni di generazioni, narratore e massimo esperto di Joyce (tradotto in italiano trovi solo ‘Il ragazzo con la ferita all’occhio’. Tu che leggi in inglese puoi anche buttarti su Foley’s Asia. Se vuoi leggerlo in italiano devi aspettare che la traduttrice ufficiale finsica il lavoro. Ma al momento la traduttrice ufficiale sta scrivendo un articolo per la sua amica Venere, che va a Dublino….)
Camminando nella città, da sola con le cuffie:
Ascolta Paddy O’Connor&friends. Dal momento che non hai la mia passione per il folk e che ti romperai di ascoltarli dopo 2 brani, passa a Glen Hansard (che se sei fortunata puoi incontrare a suonare in O’Connell street, tra una tournée internazionale e l’altra).
Se proprio vuoi essere banale, ascolta gli U2 e Dolores O’Riordan.
Poi, togli le cuffie e ascolta la musica della città.
Ti consiglio FORTEMENTE una capatina al Pinocchio Restaurant & Wine bar.
Non solo in caso di crisi nostalgica per la cucina italiana di altissimo livello. Da Pinocchio il buon vino e il buon cibo fanno da contorno ad un’atmosfera di allegria e, soprattutto, INTENSITA’.
Solo chi entra e parla con Marco, Isabella e i loro collaboratori capisce cosa intendo.
Si passa anche per ricordare quali sono le cose e le persone bellissime esportate dall’Italia.
Buon viaggio mon amie!
marco giannantonio
ottimo! vai Sabrina!!!!!!