E’ bello pensare che il bagaglio che stai preparando racchiuderà tra qualche tempo, il giorno del tuo ritorno, l’odore di un posto che per un po’ (mesi, settimane, anche anni) avrai imparato a chiamare casa.
Sai già che all’inizio trascinando quella valigia, per le strade dall’aeroporto in poi, ti sentirai aliena e la stessa valigia ti seguirà quando, al momento dell’addio lascerai un posto che conosci come e meglio di te stessa. (e niente, raga, siamo quasi ad aprile e lo sapete che divento malinconica, no?).
Altre volte invece dobbiamo accontentarci di meno: meno bagaglio, meno giorni/mesi/settimane, accontentarci di non far in tempo a sentire un posto casa.
Periodi lunghi per lunghi viaggi, tutto molto bello.
Ma, ma… ma adesso sono qui che cerco di pagarmi a rate i prossimi due week end di fuga, cercando di capire se tra Varsavia e Londra potrò anche pagarmi la rata della casa e l’idea di un viaggio più lungo è una cosa che la mia carta di debito davvero non vuol sentire.
Il mio rapporto con i “week-end-getaway” ormai è ossessivo, come una relazione seriale con un amante segreto, che dici sempre di non voler più vedere ma i momenti di luddismo intellettuale lo rincorrono, come unica forma di protesta o gesto estremo e irrazionale di libertà.
Negli anni posso dire di aver imparato qualcosa su come trarre il meglio dai miei brevissimi soggiorni da “va dove ti porta il conto in banca” e adesso ti dirò alcuni trucchi che utilizzo da un po’ per essere soddisfatta da queste sveltine da viaggiatrice.
#1 – Abbi un piano…
Trovo non troppo utile acquistare una guida di una città in cui starai per uno sputo di tempo. Tanto più che le guide migliori sono sempre illustrate e quindi costano in media quanto un mio pernottamento all’estero. Tuttavia prendo atto che è questione di gusti o insindacabili ossessioni e conosco persone che farebbero a meno dell’hotel ma non della guida.
Preferisco cercare in rete, soprattutto sui travel blog, le cose più belle da fare e da visitare quando si ha poco tempo.
Insomma, faccio un piano facendo tesoro dell’esperienza altrui.
Quindi faccio un ipotetico itinerario partendo dalle “cose da vedere” più vicine al mio hotel, che poi segno sullo smart phone.
#2 – non seguire il piano
Lo sappiamo tutte: il solo motivo valido per fare un piano è l’asserire la nostra assoluta libertà mentale e spirituale nel non seguire un piano fatto da noi stesse.
Quando sei in un’altra città, stato o continente, tutto sembra così diverso da come lo si è visto on line, sulle guide, persino nelle più genuine fotografie dei blog.
Quando il “lì” diventa “qui ed ora” tutte le tue percezioni soggettive si mischiano con quella visiva e tutto appare come apparirebbe solo a te. Tutto diventa tuo e basta. Quindi ogni itinerario è giusto che venga reinterpretato dalle tue percezioni libere del momento.
Hai appena visto una piazza e non vuoi andare nel museo accanto perché, anche se piove come previsto all’atto della pianificazione, vuoi camminare sotto quella pioggia “diversa”? Fallo! Il museo potresti non vederlo mai più, ma potresti leggere qualcosa in merito. Quella pioggia è solo tua. Nessuno ne scriverà mai.
Ma quindi, il piano di cui al punto 1 è del tutto inutile?
No, non lo è!
Perché è grazie ad esso che hai in mente le attrazioni più importanti e quello che non vedi non è dovuto ad ignoranza o disorientamento ma alla tua decisione.
#3 – keep calm, non puoi vedere tutto
Resta calma, parti con l’assoluta certezza e convinzione che non puoi vedere “tutto” (e io ancora non so, dopo oltre 10 anni di viaggi, che cosa intenda la gente con la domanda “Hai visto tutto?” tanto meno i viaggiatori con l’affermazione soddisfatta “abbiamo visto tutto”).
L’arte di fregarsene del tutto è alla base di un buon viaggio.
Se hai l’aspettativa di vedere tutto quello che indicano le guide sarai frustrata anche dopo un viaggio di 10 mesi.
Ci sono tre modi di visitare un posto:
- come lo fanno gli altri
- come lo vorresti fare tu
- come alla fine lo farai tu
Vivi in pace la terza!
#4 – Che questo viaggio sia il tuo viaggio
Fai quello che ti va di fare. Anche riposare in hotel per due ore in più di quanto avevi pianificato, saltando la visita alla tal chiesa o piazza o parco. Quando hai fatto il piano di cui sopra, non avevi idea di quando e di quanto saresti stata stanca (e neanche di quanto sarebbe stato carino e confortevole l’hotel).
Stai camminando su Grafton Street a Dublino e ti senti chiamare dalla musica di un gruppo di strada? Fermati.
Non correre dietro il tempo che passa, tanto non lo raggiungerai mai.
Questo è il tuo viaggio e la tua Dublino, scrivi tu il tuo itinerario!
#5 – Cammina (almeno, per me è il massimo)
Credo che le camminate epiche siano il modo migliore per approfittare del tempo relativamente ridotto dei viaggi di un fine settimana. E anche per quelli di anni e anni.
Camminare è un modo per stabilire una relazione tra il luogo e il tuo corpo, la tua fatica e le strade intermedie. Ciò che spesso rovina i viaggi molto brevi è la frenesia e ciò che li rende meno autentici è la mancanza di tempi morti.
Ecco, quando si cammina da un punto di interesse ad un altro è possibile assaporare le vie intermedie, osservarle nella loro ‘banalità’ e normalità e cercare di capirle. E poi se si cammina non si può correre.
Camminare taaanto è una delle cose strane che faccio per abitudine in viaggio. Se ti va di leggere le altre, ecco qui!
#6 – Usa la tecnologia
In questa apologia al relax e alla lentezza, mi sento di voler aggiungere un controsenso: l’invito all’uso saggio della causa o veicolo di molte nostre nevrosi, gli smart phone e le App.
Esistono mappe interattive che ti permettono di ri-pianificare il tuo itinerario sulla base di dove ti trovi al momento.
Se hai pianificato il tuo percorso per andare verso il Tate di Londra ma decidi di fermarti per due ore in una sala da tè, e alla fine sei troppo stanca o ubriaca per proseguire sino al museo, queste App ti possono mostrare che cosa è nei dintorni che potrebbe essere di tuo interesse.
Ti suggerisco: TripCityMap, City Maps 2GO e, più di tutte, GPSmycity da dove è possibile anche usare diversi miei articoli trasformati in mappe narrate.
Download Free – On the App Store
Insomma, vorrei solo dirti che secondo me la/il protagonista assoluta del tuo viaggio non è la città che fotograferai ma te stessa all’interno dei suoi scorci. TU inserita in questa esperienza. Se così non fosse, a tutte basterebbe guardare Alle Falde del Chilimangiaro, che senso avrebbe partire?
Credo che un bel viaggio (lungo o breve) non sia come una foto della national geographic… ma più come un selfie senza filtri.
Lascia un commento