Di cosa campano? Chi li paga? Lavorano davvero dove e quando vogliono?
La rete è piena di articoli con ottimi consigli su come diventare un Travel Blogger, o un blogger in generale.
Decisamente un lavoro affascinante. Scrittura, autonomia [e già qui siamo in un concetto relativo], occuparsi dei propri interessi [ehm, no, anche qui è il caso di discutere].
Insomma, intorno a questo nuovo tipo di lavoratori digitali , visti più come figure mitologiche che professionali, ruotando domande senza precise risposte e anche molti miti da sfatare.
Scendiamo nel dettaglio e vediamone alcuni insieme.
1 – Di che cosa campa un blogger?
Vi diranno che Fashion Blogger e Travel Blogger sono i più richiesti, quelli che riescono anche a campare solo di blogging e ad avere inserzioni pubblicitarie. Non è propriamente vero. Anzi, è un po’ come dire che tutte le ballerine di danza classica riescono a mantenersi con la loro attività di danzatrici.
Il blogger anzi tutto non guadagna solo dal proprio blog e scrive anche per quelli di altre aziende, dietro compenso. Questo lo farà se il cliente lo ritiene bravo, ovviamente.
Come un giornalista, un blogger non deve necessariamente essere super competente in merito agli argomenti richiesti dal cliente. Basta che abbia voglia di:
– studiare nuovi argomenti
– renderli (e renderseli) interessanti
– saperli raccontare.
– saperli e poterli condividere sui social. (Per un blogger di professione, ogni follower su uno dei propri social è potenziale fonte di credibilità verso il prossimo cliente).
Poi, il blogger scrive anche sul suo blog personale, che serve a volte come vetrina, altre come sfogo, altre come ulteriore fonte di guadagno.
Quest’ultima possibilità dipende soprattutto dal numero delle visite al suo blog, ed è per questo che in genere i fashion blogger e i travel blogger hanno più possibilità: trattano argomenti di interesse molto generale e trasversale.
2 – libertà
Possono lavorare dove vogliono e quando vogliono! La libertà non ha prezzo.
Ecco, anche su queste due frasi (spesso dette anche sui free-lance in genere) c’è molto di cui parlare.
La verità è che i lavoratori digitali da postazione remota (che fa meno figo di free-lance e blogger ma che definisce meglio la tipologia di lavoro), lavorano quando DEVONO e dove POSSONO.
Al cliente interessa poco che tu sia in un villaggio vacanze o sulla punta di un iceberg. Devi avere una connessione e fare il tuo dovere.
Ecco una galleria di posti in cui ho recentemente lavorato.
Veniamo alla ‘libertà’ di orari. Se le scadenze si susseguono in maniera regolare, tutto ok, basta essere organizzati. Si può iniziare a lavorare al mattino alle 10.00 o alle 8.00 sorseggiando caffè in pigiama. Ma se, ad esempio, tutti i clienti sono in fase di progettazione, eventi, cambiamenti da promuovere, potresti trovarti ad iniziare a lavorare alle 4.00 di mattina per poter finire alle 20.00 dal momento che alle 21.00 devi essere all’evento a fare foto. (perché, come in tutti i lavori fatti bene, non ci si può limitare a fare solo quanto scritto nell’accordo, bisogna andare oltre. Ma questo rientra nell’etica professionale personale).
3 – Basta uno smartphone.
No, non è vero. Serve un Iphone. Non amo fare pubblicità a marchi che non ne hanno bisogno e che non mi danno una lira, ma non posso esimermi. Quando avevo uno SmartPhone Samsung controllavo cose. Da quando mi hanno regalato un Ip4, lavoro dal cellulare.
Non ho neanche più bisogno del tablet; salvo alcune tipologie di aggiustamenti on line, si può fare il blogger dal telefono. Anche nel caso del tablet, se non è Apple meglio lasciar perdere.
Almeno, nel mio caso con il passaggio all’infame mela morsa, si è del tutto cambiato universo.
4 – Il mondo dei blog è in declino/è morto
Avere un sito web e non avere un blog all’interno dello stesso è come avere una vetrina e tenere le saracinesche abbassate e nessun’insegna. Il web è una piazza stracolma di marchi, siti, negozi on line. I blog costantemente aggiornati servono alle aziende per salire di posizione nei motori di ricerca ed essere trovati dagli utenti che ancora non li conoscono.
Persino una pagina facebook è del tutto inutile senza delle notizie fresche da condividere almeno una volta a settimana.
Ed è inutile che tali notizie vengano scritte direttamente come post sulla pagina facebook, perché quest’ultima deve servire a portare traffico sul sito, dal momento che è da lì che si vende.
Per questo serve un blog con articoli freschi che possano interessare più gente possibile, possibilmente in più paesi (ergo, meglio blog in doppia lingua) da condividere sui social.
I blogger fanno anche questo.
In breve, il blogger lavora non dove vuole ma ovunque debba,
deve studiare, studiare, studiare. Meglio se anche (in) altre lingue.
Fa spesso le ore piccole.
Ora che la fiaba e il mito sono interrotti, spezzati, distrutti, sei sicuro di non voler fare l’impiegata/o?
7 Comments
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Simona
Ahahaha… questo post tuo non l’aveva ancora letto, ma posso solo dirti che you got it: la mela fa la differenza!!! ahahaha… Lo sai che sono di parte, come te, per nulla pagata (ma magari! Mi braserebbe uno scambio merci in questo caso!) 😉
Cmq concordo con te su tutto! 😉 -
Valentina
Ciao Sabrina, ho letto anche questo tuo articolo. Sempre chiara, diretta, realista senza mai risultare pessimista. Complimenti :-))))
Quanto al quesito finale, ti ringrazio per avermi dato qualche motivo in più per apprezzare il mio lavoro di impiegata 😀 -
Gigi
Io sono sicuro 🙂
Alessandra
Sono in aspettativa da qualche mese, chiedimi se mi mancano i turni di 12 ore, se mi mancano i turni di notte tutti i weekend, se mi manca svegliarmi alle 4 o lavorare tutte le feste :)) Credo che il tipo di lavoro influenzi molto le scelte… per carità, ben pagato, ho finito di pagare la casa ed il Mac l’ho preso ad occhi chiusi. Bello, ok… ma esattamente una quando dovrebbe iniziare a vivere?? Dato che sono un’ottimista incallita per ora investo il mio tempo libero nel leggere, soprattutto il tuo blog che ho scoperto da poco e che è pieno di cose interessanti e di spunti motivazionali.