Tra il dire e il fare: come costringersi a mettere in pratica un’idea e farla diventare progetto

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Avere un’idea bellissima… ma non realizzarla per via di impegni, distrazioni, solitudine. Come ovviare ad una delle maledizioni dei freelance e nomadi digitali

Amici e amiche, soprattutto colleghe e compagne di avventura da nomadi digitali, questa è per noi.

Per noi che viviamo il lato luminoso ma anche il lato oscuro dell’essere i capi di noi stessi, per noi che possiamo modellarci il lavoro così come lo vogliamo (vabbè, come possiamo)… ma poi dobbiamo essere in grado di starci dietro.

Oggi cercherò di rispondere ad una domanda da un milione di dollari:

come fare per stare al passo con le nostre mille idee? 
Come star dietro all’entusiasmo quando bisogna passare dalla fase ideativa a quelle operativa?
Insomma, come passare dall’idea al progetto senza perderci per strada?
come far diventare un'idea un progetto e come realizzarlo - www.sabrinabarbante.com

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Non è un problema solo dei freelance creativi, come grafici, fotografi, blogger.
Avere un’idea di promozione, di sviluppo, un’idea di un contest o un progetto che viene all’improvviso o chiacchierando con un’amica con un calice di vino capita a tutte e a tutti (almeno, lo spero per voi).

Prendiamo nota sul tovagliolo del pub (male) o sull’agendina che ci portiamo sempre dietro (bene), ci ripromettiamo di pianificare e mettere in pratica l’idea ma poi…
Poi ci sono le consegne pianificate.
E poi arrivano le consegne impreviste.
E poi c’è la vita personale da non trascurare.
E poi ci sono pasqua e natale e tutte le feste comandate.
E poi ci sono il sabato che è sacro e la domenica pure.
E l’idea resta sul taccuino (bene) o sul fazzoletto del pub e finirà nell’immondizia dopo il prossimo travaso di borsa, tra i fazzoletti usati, gli scontrini, gli assegni in bianco (male, molto male).

Come far sì che ciò non avvenga? Come far tesoro, all’atto pratico, di quei momenti di lucidità alterata che sono i continui processi creativi?

Vediamo qualche trucco.

1 – Dove annotare l’idea

Ok, abbiamo capito che il tovagliolo o la tovaglietta del pub sarà anche romantica ma non va bene, non è pratica.
C’è chi annota sul telefono e questa come idea non è male perché ormai i nostri cellulari sono delle nostre appendici, delle vere scatole nere.
Io però difficilmente ritorno sulle note del telefono quindi mi affido ai taccuini. Perché mi piacciono, li sfoglio volentieri e scrivere in corsivo e con diversi colori mi ispira (no, per certi versi non ho mai superato il giro di boa degli otto anni).
Il punto è: annota su un supporto che per abitudine tendi a controllare e a utilizzare spesso, dove è difficile scrivere un appunto e scordarsene.

Non solo: annota su un sopporto che ami maneggiare, rileggere e riguardare. Lo so, un analista aziendale penserà che questa cosa non ha senso, ma per chi deve giornalmente dirigere il traffico della propria motivazione alternata a scoramento, il fattore estetico ed emotivo è più importante della eventuale gratificazione economica.

2 – Dallo schizzo alle FASI. E l’idea diventa progetto. 

work blog computer

Se l’idea può richiedere anche solo una serata, la sua realizzazione ha bisogno di tempo e si espleta in fasi. L’idea, per essere realizzata, deve diventare un progetto.

Annota le fasi che dovrai seguire per realizzare il tuo progetto in un elenco puntato (modificabile e aggiornabile).

3 – Non fare tutto subito 

Non farti prendere dall’entusiasmo e non cercare di fare tutto subito! Lo so, lo so, stai pensando che è meglio sfruttare l’entusiasmo finché c’è ma mi duole dirti che così facendo, affannandoti, l’entusiasmo lo bruci.
Non ti stancare.
Accanto ad ogni fase del tuo elenco puntato, indica una data della settimana in corso. Possibilmente in un giorno in cui non sarai oberata di altre cose da fare.

Mettiti anche una sveglia sul telefono e impara a dare priorità a quell’appunto.
Se hai appuntato che sabato prossimo dovrai mettere in atto la fase due del tuo progetto (ad esempio, se si tratta di un evento, iniziare a prendere i contatti o cercare i tuoi collaboratori), vivilo come un impegno e non prenderne altri.
In questo modo inizi a trattare l’idea come lavoro.

4 – Svuota (quella c….) di scrivania

Scusate l’irruenza e l’assertività, ma ultimamente questa faccenda mi sta molto a cuore.
Mai trascurare l’atto importantissimo di liberare la scrivania dalle cose inutili per far spazio alle cose utili, prima fra tutte IL VUOTO.

Non è solo un trucchetto, è psicologie cognitiva. La pulizia e lo spazio vuoto sono elementi indispensabili non solo per i processi creativi, ma anche per le parti più pratiche, per la messa in atto di un progetto.

La scrivania è come la vita (soprattutto per un freelance): devo togliere cose vecchie per fare spazio a quelle nuove. Idee comprese.

5 – Condividi l’idea con qualcuno, ma non con tutti. 

Io ho imparato ad essere selettiva nel condividere le mie idee. Lo faccio solo con i portatori sani di positività, quelli che prima di vedere un problema vedono una soluzione, quelli che esordiscono dicendo “mi piace” e poi, dopo, partono con l’analisi dettagliata dei rischi di fallimento.

Lo so, non è conforme alle modalità aziendali di analisi swot… ma tanto tu sei #digitalnomad e sai che i funzionali algoritmi aziendali funzionano algoritmicamente poco nel tuo settore, che è un mondo lavorativo tutto da riscrivere.

E la riscrittura non parte dal un manuale ma spesso da un tovagliolo di un pub.

Dal momento che sono in una delle fasi in cui ho delle ideuzze non male che stanno diventando progetti, chiunque abbia consigli ulteriori per non perdermi per strada, please li scriva nei commenti 😉

 

7 Comments

  • Oltre le parole

    Anche io mi porto sempre dietro un piccolo taccuino sul quale scrivere. Un po’ all’antica e non molto ordinato a dire il vero. Scrivo, cancello, metto frecce, aggiungo piccole note qua e la. Però stranamente le idee sembrano avere un senso compiuto solo quando faccio così. Mi ci vorrà poi una vita a metterle in pratica, ma da cellulare invece non riesco proprio. Un po’ come il blocco con gli ebook…la tecnologia mi toglia la vena creativa credo. E al giorno d’oggi è un problema che non dovrei sottovalutare!

  • fabio

    per me il prendere nota non è un problema, mi trovo bene col cellulare, sulla carta finirebbe per essere dispersivo o andare perso… il vero problema è il tempo che servirebbe poi per mettere in piedi tutto, ci vorrebbero 72 ore al giorno!

    • Sabrina - In My Suitcase

      Hai ragione da vendere! Io sono grafomane per formazione e ho bisogno di agende, e guai a lasciarla da qualche parte. Sul cellulare perdo appunti come se li scrivessi sui tovagliolini di un pub perchè dimentico di aver preso quell’appunto 30 secondi dopo averlo preso. Credo sia un fatto mnemonico: quando scrivo su carta non solo ricordo meglio che cosa devo fare ma ricordo il momento in cui ho preso l’appunto. e il supporto sul quale l’ho scritto.

  • Elena

    Per me funziona molto bene una combinazione di bullet journal + asana, che è un sito fantastico per organizzare idee e cose da fare. Ogni progetto si può dividere in fasi e sottofasi, e puoi assegnare una data entro cui ogni step deve essere completato. Mai più progetti che cadono nel dimenticatoio!

    (la mia scrivania però è un macello, dovrei fare tesoro dei tuoi consigli e liberarla da scartoffie varie…)

  • Roberto

    Ciao Sabrina! Anche a me piace scrivere su carta, sono all’antica ? Tuttavia, portarmi dietro un quadernino, che ho usato per lungo tempo, oppure un taccuino, non la vedo la stessa cosa. È molto più pratico scrivere al cellulare, anche perché le altre persone penseranno che stai scrivendo un messaggio a qualcuno. Non che ci debba interessare il parere degli altri, ma si può evitare le solite domande dei curiosi. Poi sono preferenze. Ad ogni modo, a me sinceramente le idee migliori vengono sempre o di notte ( ? ) oppure comunque nei momenti peggiori. E, purtroppo, sono una persona che si entusiasma molto all’inizio, e per tante idee contemporaneamente. Per poi realizzarne poche 🙁 Forse il luogo dove annotiamo le idee conta relativamente. Dovremmo imparare più ad essere concreti e ad ottenere di più dal nostro spirito di iniziativa, secondo me. Buona giornata!

    • Sabrina - In My Suitcase

      Grazie per il tuo commento Roberto! La psicologia legata al supporto sul quale annotiamo cose non è da poco: ad esempio, io col taccuino mi sento più a mio agio anche perché si distacca prossemicamente dalle movenze tipiche del “cazzeggio al cellulare”: la sento di più come un’azione di lavoro (perchè sono degli anni ’80 e nella mia formazione si lavorava-studiava scrivendo a penna, quindi non è affatto una legge universale ma solo legata al mio approccio e al mio immaginario). Si tratta sempre di semplici e banali attitudini, come nel tuo caso, che invece senti maggiormente gli occhi della gente addosso quando scrivi e questo ti “rallenta” o comunque ti toglie concentrazione.
      Poi ovvio, dove annotiamo è solo l’inizio, per questo dovremmo imparare a trattare ogni idea come un impegno di lavoro e non affidarci alla croce e delizia dell’entusiasmo. Sappi che non è una caratteristica solo tua: l’entusiasmo proprio a livello di biochimica corporea è fatto per venire e per andare via velocemente.
      Ogni idea affidata solo all’entusiasmo è destinata a restare solo un’idea.

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