Perché io, fossi in te, ci andrei piano con le critiche agli influencer (riflessioni sul caso Elle Darby-Paul  Stenson)

Ovviamente cavalco l’onda dell’attualità (come ormai fanno tutti e tutte quelle che lavorano anche con i social).

Cavalco l’onda della storia di Elle Darby, ventiduenne con oltre 200mila follower (anzi 200k, come si scrive sui social) che ha chiesto un soggiorno gratis di 5 giorni a San Valentino, in un hotel di Dublino e del messaggio del gestore dell’Hotel, Paul Stenson, che le ha risposto creando inconsapevolmente (Ah sì? inconsapevolmente?) una tifoseria anti-influencer che sta facendo la ola in tutto il mondo.

(E dai, Paul… essere un po’ influencer adesso sta piacendo anche a te, ammettilo!)




In breve – brevissimo-, come la penso io:

come scrivere commenti che portino traffico al tuo blog

Ho soggiornato gratis in cambio di “visibilità” solo quando sono stata invitata.

Non mi proporrei mai io, perché ho più anni di Elle e so che cosa si prova quando qualcuno ti dice, come avviene in moltissimi redazioni giornalistiche, “scrivi/lavora gratis e io ti do visibilità”.

Diciamo che ogni lavoratore creativo a partita iva sa fin troppo bene che cosa si prova quando qualcuno “ce prova” e, a mio avviso, è bene dire di no.
La visibilità non è moneta corrente.

Poi… trovo ingenuo chiedere la gratuità per 5 giorni per due persone in una delle città più care d’Europa e in una delle settimane più care dell’anno. Peraltro senza neanche controllare la notevolissima copertura social dell’entità cui chiedi uno scambio merci.
Diciamo che un conto è proporre visibilità all’agriturismo appena aperto in Molise, altra cosa è proporsi in un top hotel di Dublino.

La risposta di Paul Stenson, gestore dell’Hotel, saltata su tutti i social e le riviste di tutto il mondo – anche qui… lui proprio non se l’aspettava eh? – è stata dura, severa ma in fondo giusta.

L’ultima frase è per altro un ottimo consiglio per tutti gli influencer che fanno i così detti “pitch” per gli hotel:

“In future, I’d advise you to offer to pay your way like everyone else, and if the hotel in question believes your coverage will help them, maybe they’ll give you a complimentary upgrade to a suite.” (leggi di più su questa storia) 

cioè,

“Per il futuro, le suggerisco di proporsi come ospite pagante come tutti gli altri e, se l’hotel in questione crede che la sua copertura possa essere un beneficio, saranno i gestori stessi a poter eventualmente offrire dei servizi aggiuntivi al suo soggiorno”.

I protagonisti insegnano, ma il pubblico non capisce.

Ma ora veniamo al motivo per cui, Elle e Paul a parte, tutti i commentatori da pausa caffè farebbero bene ad andarci piano con i commenti sarcastici nei confronti degli influencer.
Conterei fino a dieci, almeno, prima di non perdere occasione di scagliarsi contro chi, oltre ad avere il vantaggio di essere giovane e magari un po’ viziata, è anche “influencer”.

Paul Stenson, a dirla tutta, come moltissimi altri albergatori di hotel di un certo livello, non ha bisogno di una top influencer. E non solo perché ha un hotel in una delle città più amate d’Europa.
Bensì perché ha già te. (e me, e noi)
Ha già la pubblicità fatta da chi soggiorna.
Perchè lui le influencer non le paga, no, ma a te la recensione su Tripadvisor te la chiede, ne sono certa.

E tu, cliente soddisfatto, onesto e in assoluta buona fede, la fai. E poi pubblichi le foto geolocalizzate di quell’angolino tanto instagrammabile della hall o del bagno.
E lo fai gratis.

Lo faccio anche io, quando vado in posti che pago regolarmente e che mi piacciono. Non è sbagliato e non è giusto, è così, è un’abitudine per molti, ormai.

Certo, i miei e i tuoi follower (o meglio, contatti sui social)  insieme non fanno neanche un decimo  delle top influencer. Ma sono contatti diretti e che si fidano di noi, e i social media strategist dei grandi hotel questo lo sanno.  Ah, se lo sanno.
Sanno che cosa sono e a che cosa servono i micro influencer.

Se vuoi saperlo anche tu, leggi “Micro influencer: chi sono? qual è la loro utilità? come diventarlo? (potresti già esserlo)”

chi è un micro influencer e come si diventa

Elle e le tante come lei, super truccate, a volte qualcosa di rifatto e, colpa peggiore, giovanissime,  non sono che alcune delle tante croci rosse presenti in rete.

Non dico che dobbiamo per forza apprezzarle, ma ci andrei piano con il cinismo dei commenti a caldo. Anche perché essere scortesi non ci rende migliori.
Tu fai esattamente quello che fa lei. Solo che lo fai in modo inconsapevole e, soprattutto, gratuito.

nb: ehi capiamoci, non è un tono polemico ma solo un po’ sarcastico e ironico, come ci piace. So che hai lo spessore per capirlo, altrimenti non te lo direi.

10 Comments

  • fabio

    è anche vero che c’è gente che compra qualche migliaio di follower e poi inizia a vendere guide su come diventare seguitissimi e si vanta di girare il mondo gratis con tali tecniche. O qualche ragazza che ha capito che basta mostrare un po’ di pelle su instagram per ottenere numeri da capogiro e, virtualmente, ottenere risultati che dei maschi che producono contenuti reali non vedranno mai. ho giusto visto da poco una 14enne con 149k follower, mi chiedo se ormai la situazione non sia già sfuggita di mano.

    • Sabrina - In My Suitcase

      Ciao Fabio. IN realtà se si comprano follower si può vedere facilmente da un’occhiata agli stessi. Se ce ne sono molti indiani o cinesi è quasi certo che sono comprati (non per una inaffidabilità o vendibilità dei follower cinesi o indiani ma perchè ci sono app create appositamente per creare e cercare profili fake, e lo fanno soprattutto in paesi in cui questi social sono relativamente poco usati). Alcune agenzie e brand ci fanno caso, altri e altre no. E poi devi guardare l’engagement che, soprattutto per le web agency, conta di più dei follower. Se hai 149K follower e 200 interazioni sotto i tuoi post è chiaro che qualcosa non quadra. Se hai 5000 follower e 100 interazioni, sei un micro influencer vero e per i brand vali e molto. La mia risposta: no, non è sfuggito nulla di mano, basta conoscere questo mondo e sapere che come in tutti i lavori le magagne prima o poi vengono fuori.
      PS: conosco molti influencer maschi che fanno un sacco di sponsorship anche senza avere le tette 🙂

      • fabio

        Ciao, sì, guardo anch’io quei segnali di engagement per capire di chi si parla, ma ti garantisco che ci sono persone con 150k anche molto famosi in rete proprio sull’argomento di marketing che hanno scritto pagine su pagine di simil-guide dove promettono di rivelarti tutti i segreti ma in realtà girano attorno all’argomento per centinaia di righe mandandoti poi a scaricare o comprare la loro guida, dove alla fine ti dicono di comprare pubblicità su fb, comprare follower o fare follow-unfollow con i bot e tante altre piccole varianti 🙂
        e più giri per profili più ti accorgi che il 90% dei profili è e fa così. Inclusi quelli che si vantano di essere genuini, quando ti accorgi del loro unfollow 🙂
        Dal lato maschile se non sono tette sono pettorali, muscoli e tagli di capelli alla moda fotografati in pose da intellettuali che guardano l’infinito o per terra come se avessero perso le chiavi di casa, il concetto e la mancanza di contenuti rimane lo stesso (motivo per cui dopo “maschi” avevo scritto “che producono contenuti reali”, vale per entrambi i sessi) 🙂 Ciao!

  • Sandra

    Non credo che la ragazza abbia sbagliato a proporsi, fa parte del suo stile. Ha provato a fare businness, non è andata. Insomma, ci ha provato. Forse ha peccato di presunzione, non credo tenterà presto una cosa simile. Mi dispiace perché con questa storia si scredita un po’ la categoria, come sempre non si analizza un bel niente ma si danno le notizie in pasto ai lettori cercando di creare delle tifoserie. Il tuo articolo va oltre, bello.

  • Valentina

    La penso esattamente come te! Credo che entrambe le parti in causa abbiano sbagliato atteggiamento. Elle ha avanzato una richiesta effettivamente un troppo azzardata (5 notti, hotel famoso e molto attivo sui social, alta stagione), probabilmente avventata e dovuta (si spera) alla sua giovane età/ingenuità. Il gestore dell’hotel ha reso pubblica la mail della ragazza scatenando un putiferio sui social e consegnando ai commentatori da pausa caffè (bellissima questa tua definizione :D) pane per i loro denti, quando avrebbe potuto benissimo declinare la proposta in privato.
    Penso che sarebbe bastato semplicemente un po’ di buon senso da parte di entrambi. Elle poteva formulare la propria offerta in modo più accorto (magari anche rivedendola un attimino), Paul esporle le proprie ragioni senza schernirla pubblicamente ed evitando di farne un caso nazionale.
    Quello che è certo, però, è che ora entrambi stanno ottenendo una visibilità pazzesca.. e mi sorge spontaneo un piccolo dubbio: e se questo caso social fosse stato precedentemente architettato? Una sorta di messa un scena su di un tema (blogger & influencer) in Italia ancora molto delicato, per aizzare le opinioni delle persone e farsi pubblicità in questo modo??

    • Sabrina - In My Suitcase

      Ecco anche la tua considerazione è assolutamente azzeccata, Valentina! In effetti tutti e due cavalcano mezzi che conoscono molto bene e dei quali si servono regolarmente per promuoversi. Se è stata una querelle “combinata” non lo so, ma di certo non appena la cosa ha iniziato a rimbalzare sui social, tutti e due sapevano bene come fare per averne il massimo beneficio. Ottimo spunto!

  • Simona e Federico - Treeaveller

    Secondo me la ragazza è stata un po’ ingenua e probabilmente anche un po’ presuntuosa. Ci si può anche proporre, ma magari innanzitutto con un piano di comunicazione più sostanzioso che uno o due video su YouTube e una o due foto su Instagram così, sulla fiducia (per 5 notti poi!). Poi tocca anche capire se un progetto debba o possa avere come contropartita un soggiorno gratis, uno scambio merci appunto. E viceversa: un po’ di visibilità vale il lavoro di tante persone, come giustamente il direttore le ha fatto notare? Insomma, magari occorre anche un po’ di proporzione tra le cose. Sui commenti alla vicenda, mi lancio in una spericolata analisi sociologica: per lo meno in Italia, c’è grande ignoranza sul lavoro che c’è dietro il blogging, il fare video su YouTube, il diventare instagrammers con un seguito, ecc… Scrivere un pezzo, fare ed editare le foto, girare video, gestire i social ecc sono tutte attività impegnative e secondo me nemmeno alla portata di tutti. E qui si viene al secondo punto di questa analisi quasi antropologica: la gente rosica. Ignorando quello che c’è dietro, e disinteressandosene pure, quando vedono qualcuno che ”fa la bella vita” o che in qualche modo ha ”successo”, sputano veleno e pure con superiorità. Danno l’idea che loro non conducono la vita che vorrebbero, ed è più comodo attaccare gli altri per invidia che darsi da fare per migliorare. Voglio dire, gli influencer non devono piacere per forza, né devono piacere tutti, ma dire ad es ”andate a lavorare” non è una critica costruttiva, denota solo ignoranza del lavoro che c’è dietro. E per tutte le altre cose meno gentili… costruttività zero, appunto, emerge solo frustazione. Dopodiché: pubblicità s’e’ sempre fatta, si fa ancora, questo è solo un modo in più e personalmente non ci vedo nulla di male, specialmente adesso che si sta regolando la cosa e micro o macroinfluencer devono specificare i post o le foto ”sponsorizzate”. E poi davvero, oh, pubblicità la facciamo tutti i giorni gratis off e online… 😀

  • Silvia The Food Traveler

    Mi trovi d’accordissimo anche perché per Elle si tratta del suo lavoro, ha fatto una richiesta in maniera educata e già solo per questo motivo si sarebbe meritata un rifiuto educato (o anche nessuna risposta). E tutti – o comunque tanti – “opinionisti” di Facebook a dare alla blogger dell’accattona, della morta di fame e via dicendo. Quello di cui però non parlano questi commentatori è delle richieste di “collaborazione” che troppo spesso i blogger ricevono da azienda varie che richiedono post in maniera gratuita… Appena avevo aperto il mio blog ero stata contattata da una società che mi aveva chiesto di scrivere un articolo sui loro servizi che avrei poi dovuto pubblicare sul mio blog; quando chiesi timidamente dettagli sul compenso, questi mi risposero “Quale compenso? Questa è un’opportunità win-win per entrambe le parti”.
    Scusa il pippone, è solo che penso anche io che a volte dovrebbero andarci piano che le critiche 😉
    Buona giornata!

    • Sabrina - In My Suitcase

      Ecco, Silvia! Hai toccato un punto interessantissimo che io, nello scrivere il post, non avevo considerato ma che è invece centrale e ti ringrazio. Ogni blogger o influencer (anche solo al livello micro) riceve settimanalmente decine richieste di “imprendibili occasioni win-win :-D” a costo zero!

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