Tra Kazimierz e Podgórze si sviluppa un vero rinascimento identitario della città di Cracovia. Seguimi, ti porto con me alla scoperta delle periferie più importanti della storia d’Europa.
Lo sai, amo le periferie.
Soprattutto quelle periferie con una storia fondamentale nel presene dei “centri”, qualunque cosa essi siano. Ed è per questo che non vedevo l’ora di parlarti di Kazimierz e Podgórze.
Cracovia ha fatto delle sue periferie il suo rifugio non solo per i local ma anche per studenti e viaggiatori alla ricerca di momenti di bellissima autenticità.
Non che la centralissima Rynek Główny, la piazza fulcro di Cracovia, di architettura e impianto medievale non sia autentica, anche perché si tratta di una delle piazze più belle del mondo, non solo secondo me.
Ma Kazimierz e Podgórze sono quelle parti delle città che… raccontano altro.
Si salutano dai due lati della Vistola (sì, proprio lo stesso fiume di Varsavia e delle sue sirene, ricordi?), Kamierz e Podgorze sono due estremi di una storia triste legata all’età contemporanea.
La prima sponda del fiume proveniendo dal “centro” è lo storico quartiere ebraico e la seconda è dove fu poi costruito il ghetto in cui furono costretti a vivere gli ebrei, finché non furono deportati nei campi di sterminio sparsi per la Polonia.
Ma oltre alle ferite della storia recente questi due quartieri hanno qualcosa di molto più antico da raccontare, storie di incontri e crocevia, e hanno anche un vissuto recente che interessa ed elettrizza tutti!
Io ho avuto la fortuna di conoscerli meglio grazie a Polonia Travel e alla guida locale esperta, Monika Cymbranowicz, che ha tenuto compagnia a me e la super influencer Anna Pernice durante un blog tour.
Cose da fare e da vedere a Kazimierz
Un tempo quartiere a sé, periferia per antonomasia, oggi tutte le mappe del centro di Cracovia contengono anche questo quartiere legato a doppia mandata alla città non solo per essere stato scenario di eventi importanti del passato, indispensabili per leggere il presente, ma anche per la sua nuova vitalità che la rende appetibile e ambita da studenti, turisti e local, che vogliono vivere a pieno il fermento della città.
Qui infatti B&B e boutique hotel confinano con piccoli negozietti artigianali, incastonati tra locali imperdibili per gli amanti del design creativo.
Non c’è un locale uguale ad un altro e tutto è incentrato sulla creatività del design anche con materiali alternativi, un po’ come avviene a Pest (Budapest) e nei suoi ruinpub.
Tra questi ti consiglio il Kolanko n.6, dove si mangia la migliore zuppa di zucca di Cracovia. Se invece ti piacciono i “postacci” cerca Propaganda, uno dei più antichi pub di Kazimierz, ricco di dettagli dei tempi del regime comunista e con musica live diversi giorni a settimana.
Da non perdere, Plac Okraglak (o Plac Nowy).
Un secondo cuore di Cracovia, questa piazza racchiude un rotonda (edificio a base circolare), in polacco Okrqglak, che un tempo era il mattatoio della carne kosher mentre oggi ospita tanti diversi venditori dello stesso bene: la zapiekanka.
Per spiegarti che cosa è la zapiekanka devo partire dall’etimologia: il verbo zapiekać, significa ” cuocere degli ingredienti di un piatto così da farli fondere insieme e farli poi diventare croccanti”.
Dunque questo prelibato esempio di street food polacco consiste in una fetta di pane (tipo baguettone) con su funghi e formaggio fuso e salsa.
In realtà si possono scegliere vari condimenti e tutti i commercianti del mega chiosco di Plac Okrqglakdi certo non mancano di fantasia e varietà.
Tu prova solo ad immaginare che odore di pane arrosto e formaggio fuso si sente nell’avvicinarsi a questo posto.
Sempre Kazimierz è un importante area culturale, non solo per la particolarità e diversità delle sue sinagoghe e delle chiese gotiche e barocche dell’area cristiana (Santa Caterina, Corpus Christi e San Stanislao) ma anche per il fervore dei suoi aventi e festival nel corso dell’anno.
Tra questi, tra giugno e luglio si tiene il festival della cultura ebraica, celebrazione di un misto di arti e cultura contemporanea.
Cose da fare e da vedere a Podgorze
Dall’altro lato del ponte Kładka Ojca Bernatka, del quale ti parlo tra un attimo, si trova Podgorze.
Possiamo dire che, per centri aspetti Pordorze is the new Kazimierz, perché quel senso di esclusività periferica, quella voglia di non essere centro turistico ma restare legati ad una integrità identitaria molto più locale un tempo prerogativa di Kazimierz, ormai molto appetibile per i turisti, è passata negli ultimi 10 anni all’anima di Podgorze.
Negli anni dell’occupazione nazista Podgorze era un drammatico focolaio di malattie, ma prima delle due guerre questo quartiere era stato per secoli sede di incontri e scambi culturali e commerciali, centro nevralgico di tolleranza e comunicazione interraziale e interreligiosa.
Qui si trova una delle tante piazze del mercato di Cracovia, Rynek Podgórski.
Camminando per la città capirai che qui le piazze non sono mai solo piazze ma “piazze del mercato”, perché tutte assurgono o assurgevano a questa preziosissima funzione.
Qui a Rynek Podgórski svetta la chiesa di San Giuseppe, un edificio neogotico dal fascino surreale. Alcune volte all’anno si può salire la sua torre e ammirare il panorama di Cracovia, al di qua e al di là del ponte e anche la piazza più piazza di tutte, Rynek Główny.
Dall’indubbia carica suggestiva, ti consiglio di visitare il memoriale degli eroi del ghetto, con settanta sedie enormi e vuote.
Si trovano proprio nella piazza in cui si affaccia la Apteka pod Orlem, l’unica farmacia rimasta aperta nel ghetto durante l’occupazione e rifugio per molti ebrei. Oggi è un interessantissimo museo, che ha custodito il design della farmacia d’epoca.
Poco lontano si trova la famosissima Fabbrica di Oskar Schindler, una delle tante fabbriche tolte agli ebrei e date ai tedeschi, usando manodopera a basso costo. Il tedesco in questione era però Oskar Schindler, uno dei tanti uomini incastrati negli ingranaggi della propria epoca, come lo siamo tutti, ma che trovò un modo per opporvisi (come in pochi sanno fare), salvando centinaia di vite.
In realtà non è la visita alla fabbrica in sé ciò che ti consiglio, anche perché della fabbrica è rimasto ben poco, quanto la visita al museo al suo interno, del quale ti parlo qui.
Ma Podgorze non è solo commemorazione di tempi bui.
Come dicevo prima, è il nuovo quartiere con locali un po’ più indie e autentici, dove si rifugiano gli studenti e gli artisti.
Già dal ponte è possibile intuire una struttura strana con una tettoia in stile post moderno. Si tratta della Cricoteka, centro poliartistico, spazio di teatro sperimentale e di esposizioni.
Altra piccola chicca da godere camminando per botteghe e locali anche a Podgorze, la Chiesa di San Beneditto (Kościół Świętego Benedykta). Si tratta di una minuscola chiesa, una delle più antiche di Cracovia (decimo o undicesimo secolo) posta sulla Collina di Lasota. La messa si svolge qui solo una volta all’anno, durante la celebrazione della festa di Rękawka il primo martedì dopo Pasqua.
Il ponte Kładka Ojca Bernatka
Questo ponte ha un valore speciale per questa città e soprattutto per questi due quartieri.
Ha una forma a foglia e i filari arrotondati, le sue luci notturne lo rendono una passeggiata salutare e molto suggestiva.
Soprattutto, è un’opera fondamentale nel recente percorso di valorizzazione delle due aree tra Plac Wolnica e Rynek Podgórski e ha aiutato a rendere Podgorze quella meta un po’ più ambita dagli abitanti e dai giovani per trascorrervi le loro serate, dopo la ferita profonda lasciata dal nazismo e i successivi anni di abbandono e degrado.
Questo ponte, costruito nel 2010, dal 2016 è anche casa degli acrobati in bronzo dello scultore Jerzy Kędziora, che danzano alle oscillazioni del vento. Era nata per essere un’installazione temporanea, ma data la bellezza e il carattere molto particolare dell’opera, gli abitanti si sono mobilitati per farli restare lì per sempre. La risposta definitiva da parte dell’amministrazione pare non ci sia ancora ma tant’è, gli equilibristi sul ponte sono ancora lì, sospesi sul fiume, tra le oscillazioni dei venti che cambiano, cambiano sempre.
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