5 cose da portare con te a Maratea, Basilicata (e che spesso non portiamo più con noi in viaggio)

Read it in English 

Come vivere, che cosa fare e vedere e che cosa mangiare e bere a Maratea, raccontata a modo mio.

Chi mi segue su Instagram (fa bene) sa che sono stata alcuni giorni a Maratea, in occasione di Heores 2017, festival euro mediterraneo sull’innovazione.

Chi mi conosce di persona sa che sono Lucana di sangue e salentina di adozione, dando per buona l’idea che il sangue e le adozioni abbiano senso nella definizione della propria identità.

Eppure… non ero mai stata a Maratea.
I motivi oscillano tra difficoltà strutturali (da Lecce ci si arriva solo in auto, impiegandoci non meno di 4 ore e mezzo), e alibi geografici (“tanto sono sempre da queste parti, prima o poi ci passerò”).

Cristo di Maratea

E invece la verità è che per andare in un luogo complesso come Maratea e la Basilicata bisogna avere una motivazione, perché diciamolo, per questioni infrastrutturali non ci capiti per caso.
E non dipende dal fatto che il territorio è difficile, non diciamo sciocchezze. Il territorio è simile a quello delle Alpi Marittime, dove i treni passano e anche in abbondanza e dove l’aeroporto più vicino ai principali snodi del turismo non sono a due ore di tornanti.

Ma veniamo anche al mea culpa più genuino e privo di alibi, perché non aver visto un luogo come Maratea per chi come me ama il mare, la montagna e si definisce persona contemplativa più che d’azione, ha poche giustificazioni.
Se sono andata in auto in Olanda non vedo perché non avrei potuto fare lo stesso per mettere prima Maratea nel mio personale bagaglio di bellezza, quindi ”accetto il crucifige e così sia”.

Tu, non fare il mio errore. Vai a Maratea anche senza attendere Heroes 2018. E adesso ti dico che cosa portare con te.

Scarpe comode 

Percorrere i vicoli di Maratea è una cosa che si fa con scarpe comode.
Possibilmente patchwork come le mie, non solo per fare foto instagrammabili in cui si accostano i colori improbabili delle tue scarpe con quelli delle maioliche che ogni tanto trovi nelle piazzette antistanti le case.
Anche perché, passami il simbolismo, ti si alterneranno davanti porte e strade in colori pastello, orticelli appena fuori da strettissimi vicoli, tuffi improvvisi nella vista mare: per un cammino patchwork, ci vuole una scarpa patchwork.

Calma

Aspetta un po’, dove l’ho messa?

La calma…, cazzo, dove l’ho lasciata? Nel terzo bagaglio disfatto questo mese? No, no… nella borsa che ho portato a quella riunione con il cliente alle otto e mezza di sera, forse.

Oppure no, è lì accanto alla bolletta del gas, a casa.
Insomma, ovunque sia, valla a riprendere, perché con quella fretta che ti sei portata dietro non puoi godere a pieno di questi luoghi.
Il passo della vita è lento come il Sud, come i luoghi in cui le strade sono troppo ripide per andare veloce e perché è tutto va osservato con “pacezza” (cit. Dottor Enzuccio).

Ti suggerisco anche di farti guidare da un esperto locale. Io l’ho fatto grazie ad un percorso proposto da apt Basilicata, con guida di  Mondo Maratea.
Ma non una guida comune! Attivista in legambiente e presumo di un sacco di altre cose, nel fare da guida si fermava a raccogliere ogni minima carta lasciata “distrattamente” in qualche anfratto. Non erano tante però, e ci tengo a sottolinearlo; Maratea è un luogo pulito, il suo mare ha 21 bandiere Blu e svariate bandiere verdi, quelle relative alle spiagge salutari per bambini.
Pompeo Limongi è una persona che il territorio non si limita a conoscerlo ma lo ama davvero e lotta per difenderlo.
Dal Cristo Redentore, punto panoramico abbastanza noto, non ti farà vedere solo il panorama ma la storia locale dal punto di vista geologico, architettonico, sociale e costruttivo. Ha un bagaglio biografico che permette alla sua cultura generale di… parlarti di quello che vuoi, con cognizione di causa.
(Forse mi rimuoverà dai contatti quando leggerà questo post perché per quel poco che ho capito di lui, è anche abbastanza modesto).

Si è poi guadagno il resto della mia stima e gratitudine quando mi ha portata alla Merenderia (Via Dietro l’Annunziata, 10), dove anche tu ti devi fermare altrimenti cambia specie di appartenenza e torna ad essere un bruto.
Assaggia i formaggi locali con miele e marmellate, l’aglianico, se sei onnivoro – unlike me – anche gli affettati e potresti apprezzare il lardo riscaldato sul pentolino della fonduta. Ma sul fattore mangereccio ci torniamo a breve, tieni l’appunto però.

Gli occhi come unico strumento per vedere

Allora, sai che fai?
Fai le foto, quando vedi cose belle. Poi metti il cellulare in carica o la macchina fotografica a riposo e guarda. Guarda e basta, usa gli occhi, soprattutto al tramonto.
Perché tanto quello che i tuoi occhi vedono la macchina fotografica non potrà mai riprendere a dovere, quindi per un attimo compi l’atto rivoluzionario di usare solo gli occhi.

Goditi il tramonto dal Cristo Redentore oppure da uno qualsiasi dei punti panoramici (anche quelli più selvaggi) sul versante della statua, perché da quel lato il sole cade in mare.
Goditi i colori dei vicoli e il mare al mattino, la voglia pazza di saltare in mare da ogni strapiombo.

La fame e la sete

La dieta lasciala a casa, qui come in tutta la Basilicata. Davvero, lascia perdere.
Oltre che alla Merenderia per uno “spuntino”  cerca i luoghi per assaggiare il migliore caciocavallo impiccato e piatti con i peperoni cruschi.
Sulla piazza del Municipio si affacciano diverse trattorie, tutte con buoni piatti e prezzi talvolta modici altri anche no.
Ma in settimana scriverò un post su dove mangiare il miglior caciocavallo impiccato a Maratea, dove e come trovare i peperoni cruschi (dei quali non saprai mai più fare a meno) e quali cantine scegliere, quindi stay tuned!

10 Comments

Lascia un commento

Il tuo indirizzo email non sarà pubblicato. I campi obbligatori sono contrassegnati *