Personal branding, auto promozione, self marketing , promozione di sé: chiamala come ti pare, ma prima o poi diventa un dubbio, qualcosa su cui riflettere, un punto da affrontare nella propria vita lavorativa, soprattutto se sei un libero professionista.
Ecco la mia “Lezione Zero”.
E’ una cosa innata o si impara? Come si fa? Magari già lo fai ma non te ne accorgi?
Condivido il mio punto di vista, quel poco di know how e… anche qualche dubbio.
Per un blogger e, in generale, per chiunque svolga un’attività in cui un pensiero personale e/o la propria faccia e/o un prodotto nel quale ti riconosci al 100% (come un libro o una qualunque opera artistica) siano centrali, prima o poi è importante interrogarsi sul proprio lavoro di personal branding.
Lo sto facendo? Lo sto facendo bene? Lo so fare? Lo voglio fare?
Il dubbio su che cosa faccio e come lo faccio per questo “personal branding”, in me è sorto per la prima volta quando un’amica di cui ho moltissima stima e che nel suo campo è in assoluto la migliore (è una nutrizionista), mi ha detto che apprezzava molto la mia capacità di auto-promuovermi.
E poi mi torna in mente e gironzola nella materia grigia ogni volta che qualcuno mi ribadisce il concetto.
Di recente, un’altra amica della quale ho stima (si tratta anche della persona che ha creato la grafica del mio logo), mi ha addirittura detto, scherzando tra un calice e un altro di vino bianco e qualche tarallino, che non sarebbe male l’idea di tenere dei mini video corsi sull’argomento.
E quindi è tornata la domanda: ma perché pare che sappia far bene personal branding? Come lo faccio? Lo faccio in modo consapevole o lo ritengo solo una cosa ovvia, come leggere e rispondere alle mail di lavoro al mattino?
Bisogna diventare un prodotto?
Una lavora per anni sulla differenza tra persona e personaggi, sull’essenza vera delle persone in un mondo in cui tutto è marketing… per poi trovarsi all’improvviso nel dubbio di essere diventata un prodotto.
Ma che, daverodavero?
Credo che questa paura, quella di trasformarsi in prodotto, in qualcosa di vagamente finto, sia una delle prime cose responsabili del freno all’atto di “promuoversi”, parlare e pubblicizzare la propria attività.
Poi c’è una forte componente di stereotipo accumulato in anni e anni di frasi tipo “se sei brava/bella/intelligente [inserisci aggettivo], lascia che siano gli altri a dirlo”.
Per non parlare dell’antica ma sempre attuale lotteria delle umane virtù, tra cui la modestia pare abbia sempre un luogo d’onore.
Non voglio dire che i due ultimi punti siano da ignorare, non voglio dire che il giudizio altrui non conta (perché in verità conta) e non voglio dire che la modestia non è una virtù (anche se in realtà lo penso).
Mi limito a considerare che nel personal branding, il prodotto non sei tu, quindi promuoverlo non è “peccato”:
Il prodotto è quello che fai
La differenza non è affatto piccola.
Tu sei una persona, non un prodotto. Sei un circuito complesso di cose, esperienze, affetti, aspetti nascosti che non dirai mai.
Sei il bene e il male. Difficilmente riuscirai a parlare e promuovere tutto questo e se ci proverai, fidati, fallirai.
Nel personal branding e self marketing quello che si promuove non è il Sè ma quello che si fa (e, tutt’al più, come lo si fa).
Se quello che fai è avere un blog e hai bisogno di farlo diventare fonte di guadagno, un vero progetto di impresa legato al tuo personal branding, contattami per un percorso personalizzato [sabrina.barbante[at]virgilio.it] (tranquilla, ti rendo autonoma in 4 lezioni individuali, non amo le dipendenze e le relazioni tossiche con i propri coach. 😉 )
Se hai un progetto legato a te, e fai qualcosa di bello e utile, non promuoverlo, più che un omaggio alla virtù della modestia è un torto al proprio lavoro, ai propri sforzi e anche agli sforzi delle persone che collaborano con te. Come per uno stranissimo controsenso antropologico, ci risulta persino più facile parlare e promuovere l’azienda per la quale lavoriamo che il nostro lavoro individuale, quello che scriviamo, il nostro lavoro artistico o intellettuale.
Conosco persone a me molto vicine in grado di convincerti in 15 minuti ad acquistare quel telefono, quel computer, quel rossetto o quelle scarpe, ma assolutamente non in grado di promuovere i propri altissimi (e sottolineo ALTISSIMI) livelli professionali. Credo che la decostruzione di antichi stereotipi, anche in questo campo, sia centrale.
Personal branding: lezione Zero, esercizi per casa:
Vuoi imparare ad auto promuoverti?
Prima di iscriverti ad un corso e fare la lezione 1, fai i compiti della lezione zero: ripeti davanti allo specchio (vero o simbolico) che promuovere il tuo lavoro non è un atto di vanità o superbia. Oppure scrivilo su una lavagna come Bart Simpson.
Parlare molto e bene, comunicare un’attività nella quale si crede profondamente – anche se è legata a te a doppia mandata – è solo il primo passo per far sì che possano crederci anche gli altri.
The Lazy Trotter
Nell’era dei social media siamo tutti, volenti o nolenti, vittime di una costante promozione di noi stessi. C’e’ chi lo fa per lavoro e chi no. C’e’ a chi esce bene e a chi meglio, ma credo che nel momento in cui fotografare cosa stiamo mangiando o i nostri piedi in riva al mare e’ diventato un atto quotidiano, abbiamo ufficialmente inaugurato l’inizio della fine. Io, per esempio, ti comprerei. E thumbs up per l’idea dei video (ho anche un mini progetto per me e per tu per quando torno!)