Viaggio a Chișinău, tra charme e brutalismo

Sono tornata da pochi giorni dal mio primo viaggio in Moldavia, dopo aver trascorso qualche giorno nella sua capitale, Chișinău.

I voli diretti in aumento da diverse città italiane stanno facilitando gli itinerari di noi, cittadini privilegiati dell’Ovest, con il nostro passaporto forte.

Gli stessi voli portano ora anche content creator in massa, decisi a raccontare la capitale come una nuova destinazione turistica.

A bordo, la forbice tra noi italiani da un lato e moldavi, russi e ucraini dall’altro pende ancora a favore numerico di questi ultimi. Ma presto, probabilmente, si invertirà.

E la rotta condivisa in aria si divide subito ai gabbiotti d’ingresso nel Paese:

cittadini europei da una parte, “resto del mondo” dall’altra.

Io, fuori in pochi minuti, a cercare un taxi.

Le persone con cui avevo parlato in volo, dall’altro lato della linea.

L’itinerario di Chișinău che sto per suggerirti non può che partire da qui, 

da questa doppia strada e chiave di lettura (comunque sempre parziale) di tutto ciò che ho visto e amato.

metterci la faccia online - sabrina barbante

Se ancora non ci conosciamo, mi presento. 
Sono Sabrina Barbante, blogger indipendente. 

Qui parlo di destinazioni di viaggio come scusa e aggancio per parlare di politica internazionale e dinamiche sociali. 

Troverai articoli più incentrati sugli itinerari, come quello che stai leggendo, e altri di puro approfondimento geopolico. 

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Piața Marii Adunări Naționale

Piața Marii Adunări Naționale​

La piazza della grande assemblea nazionale, epicentro simbolico e politico della capitale moldava. 

Se è vero che ogni capitale ha il suo punto di gravità, a Chișinău è questa piazza ampia e quasi disadorna, più luogo di passaggio che di ritrovo, ma attraversata da una forza silenziosa, oltre che da decine di studenti e studentesse. 

Qui si concentrano le grandi cerimonie civili, i comizi, le parate militari.

È anche il posto dove, nel 1989, migliaia di persone si radunarono per chiedere l’indipendenza dall’Unione Sovietica.

Dopo la rielezione di Maia Sandu, prima donna presidente del Paese e figura centrale della nuova stagione politica moldava, questo spazio ha assunto quasi il valore di un manifesto.

Sandu ha ribadito la volontà di proseguire sulla via dell’integrazione europea, ma in una città dove molti parlano ancora russo come lingua madre e guardano a Mosca come a un parente lontano ma influente, l’Europa resta, per ora, un orizzonte più che una certezza. 

arco di trionfo chisinau
  • L’Arco di Trionfo (Arcul de Triumf ), o anche Porta Sacra che si affaccia sulla piazza, eretto nel 1840 per celebrare una vittoria dell’impero zarista sull’Impero Ottomano, sembra ricordarlo con una certa ironia: a Chișinău ogni pietra ha più di un padrone, e ogni simbolo, più di una storia.

Poco più in là,

cattedrale natività chisinau
  • la Cattedrale della Natività e il Parco della Cattedrale aggiungono un contrappunto di quiete e di verde. Le panchine sono occupate da anziani che osservano in silenzio i passanti, ma anche da moltissimi giovani (NB: la mia percezione è che la capitale moldava sia piena di persone under 30). 

Questo parco è uno dei tanti spazi verdi che vedrai a Chisinau, città che ospita più di 30 parchi. 

  • Adiacente ad un lato del Parco troverai il mercato dei fiori, attivo e illuminato 24 ore su 24.

Attraversando il parco, ti imbatterai in uno spazio di caffetteria all’aperto, molto elegante, il Caffé Bonjour.

Brand di importazione francese, ha trovato negli spazi verdi moldavi il luogo giusto per portare un po’ di charme francese anche qui; 
Ora, senza soffermarmi su quanto lo charme qui ci fosse a prescindere da un brand di caffetterie all’aperto francesi, qui trovi il primo legame moldavo con la sua musica. 

Un chiosco con un piano, dove ogni sera o quasi ci sono performance di musica dal vivo. 

Il concept “Chisinau, città che ama la musica” procede seguendo la 

VIa tasti piano chisinau
  • via Eugen Doga, dedicata al geniale pianista, famoso nel panorama internazionale della musica classica. Qui, cammini letteralmente su dei tasti di pianoforte, facci caso. 
  • nella piazza che segue, sempre guardando dove cammini, vedrai il “nuovo simbolo della Moldavia”, in un mosaico.

Si tratta dell’albero della vita, una simbologia moderna, una tradizione iconografica di recente invenzione, perché creata da e per l’Ente Nazionale del Turismo. 
Simboleggia storia, cultura, ospitalità, vino, gastronomia e tradizioni. Insomma, gli elementi che fanno parte degli avamposti del turismo che attrae i turisti medi di tutto il mondo. Lo so, è poco poetico, ma è un dato politico sul quale, come viaggiatori, dobbiamo riflettere.  

Parco Štefan cel Mare

Il Parco Ștefan cel Mare è un parco di 7 ettari nel cuore di Chișinău. Anche qui, chioschetti che servono caffé “alla francese”, lucine sotto le fronde degli alberi, panchine in ferro battuto.
Tre sere a settimana qui si danza: persone si incontrano e ballano liscio con musica dal vivo, come parte di un programma di inclusione civica che prevede attività aggregative intergenerazionali, gratuite.

parco stefan cel mare chisinau

L’attuale amministrazione civica, guidata da Ion Ceban è dello stesso colore politico del partito filo europeista al Governo, guidato da Maia Sandu, da poco alla sua seconda vittoria come premier. 

Delle recenti elezioni in Moldavia e dei motivi per cui ci devono interessare, nel ho parlato qui. 

Con una bellissima fontana al centro delle sue strade alberate, il parco è il luogo dove la città sembra respirare tutta insieme: studenti, anziani, coppie, militari in pausa. Un parco che non è solo un parco, è un archivio vivente di potere, poesia e propaganda.

Nei secoli ha cambiato nome come si cambia identità: da giardino dedicato all’imperatore Alessandro I a spazio pubblico intitolato a Puškin, fino all’attuale nome che celebra l’eroe nazionale moldavo.

La sua architettura racconta la stessa storia: cancelli di ferro battuto progettati a Odessa, busti rimossi e ricollocati, statue nascoste e poi riportate alla luce. Persino i leoni di marmo all’ingresso, lucidi per le mani che li sfiorano ogni giorno,  sembrano custodire desideri e superstizioni di generazioni.

Sotto i tigli, dove una volta sorgeva un cimitero militare, oggi si incontrano i ragazzi di un paese che prova a scrivere un’altra storia.

Il parco non è solo il luogo più amato di Chișinău: è la sua trama di memoria e rinascita, la prova che anche gli spazi pubblici possono raccontare la storia politica di un popolo. 

Stazione centrale e Mercato Centrale

mercato centrale stazione chisinau @sabrinabarbante

A pochi minuti dal centro monumentale, la stazione ferroviaria di Chișinău è un’altra città nella città.

Il piazzale antistante, affollato di taxi, minivan e venditori improvvisati, racconta più della Moldavia contemporanea di qualsiasi museo.

Da qui partono autobus per Odessa, Kyiv, Bucarest, ma anche per piccoli villaggi che non compaiono su nessuna mappa turistica.

Davanti alla stazione si apre il Mercato Centrale, cuore pulsante e contraddittorio della città.

Un intreccio di bancarelle, frutta, spezie, stoffe, telefoni, fiori, street food in cui l’eco dell’Est si mescola al ritmo delle nuove economie.

 

mercato centrale chisinau ©sabrinabarbante
stazione centrale chisinasi ©sabrinabarbante

All’interno della stazione, un grande mosaico di epoca sovietica occupa una parete intera.

Raffigura scene di lavoro, progresso, treni che avanzano e figure che guardano verso un orizzonte luminoso: è la Moldavia che sognava se stessa come “porta d’Oriente” dell’Unione Sovietica.

Museo etnografico e di storia naturale

museo storia natueale chsinau ©sabrinabarbante

Costruito nel 1905 su progetto dell’architetto Vladimir Tsyganko, l’edificio gioca con uno stile pseudo-moresco che stupisce, nel passaggio che dal centro attraversa il quartiere ricco di antiche case molto sobrie.

All’interno, i corridoi si aprono in sale dove il passato naturale e quello culturale del paese si intrecciano, tra fossili di giganti preistorici, tessuti e costumi tradizionali, marocchesi di un tempo che sembrano far capolino dalle teche.

Molto interessanti gli interni, sinceramente rovinati da un’installazione che rappresenta – pensa un po’ – l’albero della vita moldavo.

Sicuramente, un posto importante perché parte di una comunità che sta imparando a raccontarsi. 

Parco Valea Morilor

Parco Valea Morilor​ ©sabrinabarbante

A pochi minuti dal centro, Valea Morilor, anche chiamato parco degli innamorati, si apre come un respiro.

È un grande parco di epoca sovietica, costruito negli anni ’50 attorno a un lago artificiale, pensato come spazio di svago e propaganda, dove l’idea di “comunità socialista” trovava la sua traduzione più lieve: passeggiate, pedalò, famiglie e musica domenicale.

Poi, con il crollo dell’Unione, anche questo luogo ha conosciuto il degrado, l’abbandono, la rovina.

Oggi, dopo un ambizioso progetto di recupero finanziato dalla Comunità Europea, Valea Morilor è tornato a essere uno dei luoghi più amati della città: lungo le scalinate che scendono verso il lago, tra i pergolati e il padiglione bianco usato dagli sposi per le foto, si percepisce qualcosa che va oltre la bellezza.

È l’immagine di una Moldavia che si ricostruisce, anche fisicamente, attraverso il sostegno europeo (non solo fondi, ma riconoscimento, visione, appartenenza).

In estate il parco è un rifugio di freschezza, in autunno un’esplosione di colori, d’inverno un paesaggio sospeso i neve e ghiaccio.

piccolo principe chisinau ©sabrinabarbante

Tra i sentieri e le scalinate di Valea Morilor, nascosto in un punto che non rivelerò, c’è il monumento più piccolo della Moldavia: una minuscola statuina del Piccolo Principe.

Alta appena undici centimetri, poggia su una delle sfere metalliche che costeggiano il lago (Indizio, la ventitreesima).

È stata collocata qui nel 2018 dall’artista moldavo Igor Udușlivîi, che osservando le sfere decorative della ringhiera le ha immaginate come pianeti, e ha voluto che su uno di essi abitasse il piccolo viaggiatore di Saint-Exupéry.

Non è solo un omaggio alla letteratura francese, ma un gesto di poesia urbana

Oggi i moldavi lo considerano un portafortuna; qualcuno, nei mesi più freddi, gli mette una sciarpa o un cappello di lana. 

Modernismo e brutalismo nel centro di Chisinau

Passeggiando lungo le strade centrali di Chișinău, ci si accorge presto che la città parla anche la lingua del cemento e del vetro. 

È una lingua severa, geometrica, tutt’altro che muta: racconta la storia di un Paese che ha attraversato la modernità socialista, la disillusione post-sovietica e il lento riavvicinamento all’Europa, con canoni costruttivi post moderni.

Dietro i toni pastello delle facciate restaurate e le insegne luminose dei caffè più recenti, si alzano ancora i volumi monumentali del potere, della cultura e del sogno urbano del Novecento.

Alcune tappe per leggere la città attraverso la sua architettura:

palazzo presidenziale chisinau ©sabrinabarbante

Palazzo Presidenziale – Sobrio, imponente, completamente ristrutturato dopo l’incendio del 2009, rappresenta il volto istituzionale di un Paese che si riscrive attraverso il restauro.

Teatro dell’Opera e del Balletto. 

Linee rigorose, bassorilievi monumentali e ampie vetrate: un tempio del classicismo sovietico che, ancora oggi, unisce potere culturale e memoria collettiva

teatro opera e balletto chisinai ©sabrinabarbante
hotel cosmos - Depositphotos

Hotel Cosmos: Costruito nel 1983, con la sua facciata curva e le finestre incastonate come scaglie, è uno dei più celebri relitti dell’estetica modernista sovietica, oggi riadattato a cromie e materiali recenti. 
Una crasi tra brutalismo dal valore storico e bruttalismo dell’architettura moderna (les amis, ci metto cinque minuti a dirvi che è “tutto carinissimo”, ma sapete che non è questo il luogo). 

chisinai lago ©sabrina barbante

Lasciare Chișinău non è più come chiudere un libro a metà, sapendo che molte pagine non sono ancora state lette né scritte.

Tra i palazzi modernisti e i parchi restaurati con fondi europei, tra le targhe sovietiche e le insegne in inglese (per indicare bistrot in stile francese), questa capitale si muove come  un pendolo tra ciò che è stata e ciò che, forse, vuole diventare.

Chișinău mi ha lasciato alcuni dubbi e domande, come: 

è fondata la paura che possa essere la futura Ucraina? (La regione separatista della Transnistria, a lungo usata come attrazione turistica, è pur sempre simile al cupo precedente del Donbass)

l’UE è davvero una buona risposta alle sue domande identitarie?

La nostra presenza come turisti, quanto ci metterà a passare da opportunità di crescita a causa dell’aumento della forbice sociale?

E poi mi ha lasciato una risposta: la città val decisamente il viaggio e la pena del dubbio.

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