#freelancelife: 5 errori che io faccio di continuo ma che da domani mi riprometto di non fare più (e che ti consiglio di non fare mai, cara amica nomade digitale)
Freelance, come dire lancia libera, mina vagante! Quant’è bello quel nome che contiene quel FREE, vero?
Bene, per distruggere tutti i sogni di un mondo migliore dove si lavora solo a volte e quando si vuole e possibilmente sotto il sole bevendo spritz, ti rimando a questo link (su che cosa fanno davvero i blogger, aspetti in casi accomunabili ai freelance creativi).
Qui voglio dare per scontato che tu sappia già che essere freelance o nomade digitale o lavoratore a partita iva da postazione remota, non è cosa facile e non è sempre rose e fiori.
Voglio solo suggerirti alcuni errori da non fare e che io mi ostino a commettere ripetutamente (e che oggi ho rifatto tutti, dannazione).
Da domani basta, seguirò i consigli che adesso messo in chiaro sul blog e quello che si scrive sul blog è sacro.
Ecco gli errori da non fare quando lavori da freelance e nomade digitale.
#1 – Lavorare in pigiama
Non è tanto una tentazione alla quale è difficile rinunciare quanto una incapacità di rendersi conto, al mattino, che le ore al computer passano. E arrivi all’ora di pranzo e poi di cena e poi di vivere, anche, e non te ne sei accorta.
Questo non aiuta nella concentrazione. Per non parlare che alla lunga, soprattutto nei periodi in cui hai molto lavoro, ti riduce ad uno stato umanamente ignobile.
Un buon modo per aiutarsi a riabituarsi ad avere un outfit ricercato o quanto meno attento (o quanto meno dignitoso) è
#2 – Lavorare sempre da casa
E certo, e da dove? Sono Freelance, ergo non mi posso certo permettere uno studio tutto mio!
Vero, comprensibile, ma forse lo puoi condividere con altri e altre, andando a lavorare in uno spazio di co-woking ad esempio.
Cerca i co-wo della tua città e compatibilmente con i costi e il lavoro che hai da fare, concediti spesso di lavorare in luoghi in cui passa gente e devi assumere un aspetto e una postura rispettabile.
I co-wo sono anche posti di interazione in cui trovare nuovo potenziali clienti e collaboratori!
Leggi anche come mantenere un minimo di
equilibrio psicofisico lavorando da nomade digitale
#3 – Non staccare mai
Adesso basta giocare, passiamo alle cose davvero difficili che anche per me saranno uno sfida titanica. Staccare di tanto in tanto… ma come si fa?
Ad esempio, non portare il cellulare in bagno.
Non portare il cellulare a tavola.
Delimita degli spazi e delle fasce orarie in cui almeno per un po’ lasci da parte i dispositivi che ormai ibridante gestiscono il tuo cazzeggio e il tuo lavoro (che, lo so, ormai sono anch’essi quasi un tutt’uno).
#4 – Rispondere alle mail di lavoro dopo le ore xx.xx
Ognuno ha un proprio orario in cui ritiene dignitoso non rispondere alle e-mail. Per me sono le 20.00. Eppure se mi scrivono per lavoro alle 22.30 e io sono ancora vagamente sveglia sul divano a fingere di essere interessata ad un programma tv, in genere rispondo.
E lo so che non dovrei, perché anche il lavoro di un freelance deve avere degli orari.
Dai, davvero è indispensabile che tu risponda subito? Che cosa cambia alla vita del cliente? Che cambia nella consegna che devi fare?
Lo sai bene, niente.
Per altro, continuare a tenere la mente sulle cose di lavoro nelle ore subito antecedenti il sonno non aiuta né il sonno né i ritmi circadiani.
Quindi, pulzella freelance che mi leggi, sappi che se anche tu hai irregolarità intestinale e dormi male è anche colpa delle e-mail e delle notifiche sul tuo smartphone.
#5 – Spostare (sempre) quel computer.
Ok, hai un portatile. E il nome non nasconde certo la sua caratteristica, cioè quella di esser facilmente spostabile.
Ma questa caratteristica indica che lo puoi facilmente portare in treno, aeroporto, spazio di co-working. A casa potresti (dovresti… dovremmo) lasciarlo un po’ stare nel posto adibito a studio/angolo di lavoro.
Se devi spostarti a cucinare, chiudi l’aggeggio e lascia che ti aspetti per dopo il caffè. Non te lo portare in cucina, men che mai la sera accanto al divano.
Sul divano devi avere a vista solo libri, birra e vino, taralli e film con Jude Law, chiaro?
Da domani mi ci impegno anche io e documenterò la mia impresa con una instagram story, che quindi mi costringerà a mettere anche il copri occhiaie!
15 Comments
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davide
errori solo con la rete? e se fosse la rete l’errore più grande?
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Katia
Mannaggia,anch’io da giornalista freelance faccio troppi errori. Quindi, non dovrei tardare a rispondere alle e-mail, lavorare sempre in casa con il pigiamone o “vestita da casa”. La prima è una cosa che posso migliorare ma la seconda non credo proprio. W il pigiamone o la tuta!
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Eugenia
My bad, io sono proprio quella che infrange le regole…sono sempre con il mio cell, lo porto ovunque e rispondo alle messaggi o e-mail in qualsiasi ora 🙁 anche quando la sera vedo un programma TV interessante o il film meraviglioso…e il mio portatile lo porto ovunque…uffa… devo imparare a staccarmi un po’, ma è così difficile….
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Giulia
Non sono (ancora) freelance, ma spesso lavoro da casa e beh… li faccio tutti 😀 a parte rispondere alle mail, quello mi rifiuto categoricamente dopo una certa ora. Però il pigiama, lo spostamento continuovo e non staccare mai purtroppo rientrano nelle mie abitudini. Cercherò di lavorarci su!
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É importante avere un aspetto carino anche lavorando da casa ci si sente meglio e si lavora meglio
É importante avere un aspetto carino anche lavorando da casa ci si sente meglio e si lavora meglio
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Flavia
Io li faccio tutti … soprattutto il primo ….. è davvero difficile vestirsi quando sono in casa!
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The Lazy Trotter
Ecco, perfetto. Io li faccio TUTTI. Ma proprio tutti. Mangiare in pigiama con il cellulare a tavola (e sempre da casa) vale triplo? Per quanto essere freelance significhi avere la liberta’ di gestire il proprio tempo, e’ FONDAMENTALE essere in grado di darsi delle regole e perche’ no, anche un dress code. Ma quando sei tu a essere il capo di te stesso… come fare? Merito strizzatina di orecchie. Ay, ay, ay.
davide
è e resterà un ago in un pagliaio … pochi grandi che manovrano tante marionette
una generazione di imprenditori che ha bisogno dell’app per spendere meno…
all’epoca dei figli dei fiori forse forse avrebbe avuto un senso