Un libro e quei posti di passaggio

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Ieri a pranzo discutevo con una donna bellissima (Claudia Bruno) di tante cose bellissime.
Tra queste, il tempo che si trascorre a leggere. Lei lavora nel campo del giornalismo sul web (e non solo) da circa 10 anni e conosce la ‘ritmica’ del lettore.
Varie divagazioni hanno portato ad orsservare la dicotomia tra la velocità delle nostre nevrosi piccolo borghesi dalle quali facciamo fatica a liberarci e la calma meravigliosamente rassegnata di quando si legge un libro.

Sul web, ma anche per quel che riguarda le riviste cartacee, vogliamo contenuti brevi, non ci si sofferma, servono informazioni lampo. Cosa ovvia, dal momento che il web è il posto della velocità, con buona pace dei parolieri cronici come la sottoscritta.

E poi ci sono i libri. Baluardo imperituro che a tutto sopravvive. Solo chi è così egoista da non voler cedere tutto il proprio patrimonio (leggi, il tempo) legge libri.
Perchè si immerge in uno spazio dove nessuno può entrare e nessuno è, per questo, mai giudicato.
Un tempo chi leggeva veniva bruciato vivo. E anche chi scriveva. (No, neanche i libri di Fabio Volo – o i miei libri – sono un buon motivo per rivalutare i roghi, giusto per anticipare il pensiero dei tanti amici cinici quanto me).

E ci sono poi delle terre di confine e degli spazi ancora più perfetti per la lettura, a mio avviso.

I mezzi pubblici in primis. Perchè devi solo attendere una destinazione, non puoi e non devi fare nulla, a meno che tu non sia il conducente.
Sul treno puoi guardare dal finestrino, parlare con chi viaggia, oppure leggere.
In metropolitana puoi osservare le scarpe dei passanti o leggere. Ed è il modo migliore per sfuggire alle nevrosi appena inventate, di mattina in mattina, da ogni passeggero.
Potrei dire che una delle cose che più mi mancano della città di Milano sono prorio i mezzi pubblici e tutte le pagine che mi sono passate tra le dita lì sopra (o lì sotto, nei frequenti casi di tratta sotterranea). Grossman, Rowling, Coe, Benni. Quante figure tremende mi ha fatto fare, Benni, faccendomi scoppiare a ridere all’improvviso! A volte cercavo di ridarmi un tono e chiudevo per un po’. Altre mi guardavo intorno perchè è bello quando la gente si chiede che cosa tu abbia (ancora) da ridere.

Alcuni libri sono più adatti ai luoghi di transito di altri, ma c’è in tutti, compresi quelli mediocri, un comune denominatore che li rende oggetti di transito.
E i libri si viaggiano da soli.

Non esistono libri che non siano di viaggio. Come non esistono sogni che non si avverano.

 

Blog di Claudia Bruno, http://claudiabruno.wordpress.com/
Altre cose bellissime su www.iosonobellissima.it

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