Dai campi di lavanda affollati a luglio in Provenza alle coste fragili di Cinque Terre, dai viali alberati di Kyoto ai tetti di Santorini, cosa fanno le politiche territoriali per proteggere i piccoli luoghi dall’over tourism dell’effetto Instagram?
Da travel blogger della vecchia guardia, devo essere sincera, ho molti peccati da espiare e dubbi etici che mi perseguitano da tempo;
il grosso potere che il web ha dato a noi creator va gestito e spesso mi chiedo, quando guardo le mie analytics, se la gente che sto mandando in Albania e nei Balcani, in micro territori bellissimi d’Italia, abbiano un impatto eccessivo sui territori stessi.
Più che sopravvalutare l’impatto delle mie parole, però, oggi vorrei illustrare come hanno reagito alcuni micro territori affetti dall’overtourism dovuti al così detto “Instagram effect”.
Ci sono politiche territoriali dalle quali ogni micro territorio può trarre spunto?
Cosa è l’effetto Instagram?
Per Instagram Effect o effetto Instagram, si intende il fenomeno dell’improvviso boom turistico, generatosi in pochi anni, in alcuni micro territori, a seguito della promozione stereotipata e massiva di alcuni punti precisi e circoscritti sui social network (Instagram capofila).
Esempi: campi di lavanda in Provenza, fioritura dei ciliegi in alcune aree del Giappone, piccoli borghi Pugliesi (ad esempio i pochi metri quadrati di strada delle orecchiette nel centro storico di Bari).
L’ondata improvvisa di turisti interessati per lo più a riprodurre la foto o il video visto sui social e a poco altro è fonte di stress per i locali, affaticamento delle risorse del territorio, altissimo impatto ambientale.
1. Provenza, Francia
I miei articoli più letti riguarda proprio la Provenza, territorio che non ho solo visitato ma in parte vissuto e che è parte dei miei ricordi più belli.
Quando ci sono stata io, Instagram ancora non esisteva, ma l’effetto Instagram è quello che porta ogni anni, da 10 anni, centinaia di ragazze con cappelli formato palazzetto dello sport e vestitini made in Shein seguite da fidanzati pazienti o fotografe pagate, a fottersene caldamente del territorio e farsi foto nei campi di lavanda da postare su Instagram o TikTok.
I campi di lavanda sono terra coltivata, non tappeti in microfibra, e il calpestio dei nostri sandaletti made in Bangladesh può essere molto impattante.
Cosa fa la Francia contro l’effetto Instagram in Provenza?
La regione della Provenza ha introdotto limiti al numero di visitatori giornalieri nelle aree più popolari dei campi di lavanda durante i mesi di giugno e luglio.
Le amministrazioni locali hanno anche investito in campagne di sensibilizzazione per promuovere un turismo più responsabile e sostenibile. Sono stati incoraggiati i visitatori a evitare di calpestare i campi fioriti, a non raccogliere i fiori.
Infine, la regione ha introdotto una tassa di soggiorno maggiorata per i periodi di punta, al fine di disincentivare i flussi turistici eccessivi e finanziare progetti di tutela ambientale e di coinvolgimento delle comunità locali.
Cosa puoi fare?
- Non andare nei luoghi e micro territori che sono, secondo Instagram, colpo sicuro, come Valensole. La lavanda la trovi in quasi tutta la Provenza tra fine giugno e luglio.
- Visitala per godertela, non solo per fare foto.
- Se vai in un posto a fare foto, almeno fermati a spendere in ristoranti, hotel, piccoli negozi di artigianato. Hai un impatto, spendere dando i tuoi soldi a chi il posto lo vive per davvero è un modo per ripagare il territorio della sua bellezza.
2. Santorini, Grecia
Ci sono (pochi) profili TikTok e Instagram che mostrano la verità che si nasconde dietro le foto più belle e i video più ingaggianti: gente che fa la fila per fare la foto a quello scorcio su quel tetto con il bouganville, mentre dietro c’è una fila scomposta e impaziente di gente che vuole fare la stessa foto.
Solo in pochi faranno più di 30 like, solo un 1% delle persone in fila sono realmente content creator; eppure tutti insieme faranno da traino per migliaia di persone che l’anno successivo vorranno fare lo stesso reel, la stessa foto, decontenstualizzata dalla vita intorno a quello che no, non è solo uno di scenario, è anche un paese.
Cosa fa la Grecia contro l’effetto Instagram a Santorini?
La Grecia ci prova, a suo modo, a ovviare a tutto questo: le autorità locali hanno introdotto limiti al numero di visitatori giornalieri in alcune aree più popolari, come il villaggio di Finikia, per evitare il sovraffollamento e preservare l’ambiente naturale.
Inoltre, la Grecia sta lavorando per rendere Santorini una destinazione interessante tutto l’anno, incentivando i turisti a visitare l’isola anche in periodi diversi dalle stagioni di punta (luglio-agosto).
Inoltre, la Grecia ha introdotto una tassa di soggiorno maggiorata per i periodi di punta.
Cosa puoi fare?
Santorini ha un clima adorabile anche a maggio, settembre e ottobre. Non credo di dover aggiungere altro.
Anzi, sì… alcune case sono affittate da persone greche, altre da aziende e imprese di palazzinari di altre parti del mondo.
Scegliere il tuo fornitore di servizi di accommodation ha un impatto; se vai a Santorini non stai impattando sull’America ma sulla Grecia. Dai i tuoi soldi ad affittuari greci.
3. Cinque Terre, Italia
Le Cinque Terre, gioiello della Liguria, sono diventate vittime del loro stesso successo.
L’effetto Instagram ha portato a un aumento esponenziale del numero di visitatori durante i mesi estivi, creando problemi di sovraffollamento e stress per i residenti e per l’ambiente. Ma la regione sta reagendo con determinazione.
Cosa fa la Liguria contro l’effetto Instagram a Cinque Terre?
Una delle principali misure adottate dal Parco Nazionale delle Cinque Terre è stata l’introduzione di limiti al numero di visitatori giornalieri in alcune aree più popolari.
Per accedere a queste zone, i turisti devono ora prenotare il loro ingresso con anticipo, in modo da distribuire meglio i flussi e evitare il sovraffollamento.
Inoltre, il Parco ha introdotto una tassa di soggiorno maggiorata per i periodi di punta, al fine di disincentivare i flussi turistici eccessivi e finanziare progetti di tutela ambientale e di coinvolgimento delle comunità locali.
Il semplice (si fa per dire) fatto che Cinque Terre sia parco nazionale a area marina protetta ha imposto vincoli e interventi anche statali, che comportano oneri di vigilanza ministeriali e pene più severe per chi deturpa.
4. Dubrovnik, Croazia
La “colpa”, qui, non è solo di Instagram ma anche delle location più belle del Trono di Spade; una delle cose più distopiche che possono capitare nella tua vita da turista (e in quella di un abitante della città croata) e sentire un tizio che guida un gruppo di turisti sotto un sole da 40 gradi che urla “Winter is Coming” (l’inverno sta arrivando).
Ma Dubrovnik, ha un centro storico che, come tutti i luoghi piccoli e medievali, ha un livello di tolleranza davvero basso prima di arrivare all’oggettiva rovina; la città è un esempio di come la politica internazionale possa influire sulle scelte e le soluzioni dei territori.
Cosa ha fatto Dubrovnik contro l’over tourism?
Nel 2016 l’Unesco ha minacciato di revocare lo status di patrimonio mondiale se non fossero state attuate politiche di tutela dall’Over Tourism.
La richiesta era chiara: numero di visitatori limitati ad un massimo di 8000 al giorno; in risposta, il sindaco in carica Andro Vlahusić, ha rafforzato le misure per far rispettare questo limite con 116 telecamere di sorveglianza nelle mura della città antica.
L’attracco delle navi da crociera è stato limitato a un massimo di due al giorno, con un numero massimo di 5.000 passeggeri ciascuna e orari scaglionati di arrivo e partenza, riducendo i numeri di circa un quinto.
L’azione contro l’over tourism a Dubrovnk ha anche orientato le scelte di voto; ne è prova l’elezione a sindaco di Mato Franković, il cui approccio è stato molto radicale e riducendo i permessi di ingresso turistico a 4000 al giorno. Inoltre nel 2018 è stata lanciata una App che indica quando la città antica è troppo affollata e suggerisce percorsi alternativi.
Cosa puoi fare?
La nenia del viaggio fuori alta stagione non credo serva ripeterla ancora, la assumiamo come patrimonio comune.
Anche qui, un viaggio non è solo una o un insieme di foto per dimostrare di aver colonizzato un territorio.
Scegli i musei, anche quelli a pagamento (moneta che ripaga del nostro impatto).
Vuoi un ricordino? Acquistalo in una piccola libreria.
Hai fame? C’è un mondo oltre Starbuck e McDonald’s, ed è il mondo economico i cui proprietari, probabilmente, pagano le tasse in Croazia.
5. Lavertezzo, Svizzera
Uno dei luoghi che ha sporcato moltissimo il mio karma di travel blogger, lo confesso, perché il mio articolo su Lavertezzo è in prima pagina per la parola chiave “Lavertezzo” da oltre 10 anni.
Tuttavia, il grosso e il grave dei flussi che hanno realmente messo in pericolo il delicatissimo micro clima della Val Verzasca è arrivato quando, qualche anno dopo, si è diffusa sui social e, a ruota, nella stampa milanese, l’idea e il trend che Lavertezzo fosse “le Maldive di Milano”.
Questa mossa di colonialismo post capitalista e appropriazione territoriale e culturale, ha portato le invasioni barbariche peggiori che il Canton Ticino abbia mai esperito.
Cosa ha fatto il Canton Ticino?
Niente, assolutamente niente. Al sindaco non pare vero che grazie ai parcheggi hanno incassato dal turismo un terzo in più che nei tempi pre pandemia, e nonostante si sia parlato di contingentare il numero dei turisti in alta stagione con un ticket, non si è mai più fatto.
Le amministrazioni paiono entusiaste dell’Eldorado turistico, iniziando a ripetere il mantra “noi, in fondo, viviamo di turismo”.
Difficile trovare i pareri dei residenti o della flora e fauna del delicato fiume.
Cosa puoi fare?
Già non chiamarle Maldive di Milano è un rispettoso punto di partenza.
Se vuoi gettarti dall’alto, cerca una piscina con trampolino, lascia stare il ponte medievale che già ha dovuto sopportare troppi secoli di umanità.
Rispetta le insegne che indicano dove il fiume non è balneabile. Rispetta il fiume e lui (forse) rispetterà te. Oltre il fiume, c’è un bosco bellissimo ad esplorare; segui i sentieri indicati e cerca di non lasciare traccia.
6. Kyoto, Giappone
Chiudiamo in bellezza, con l’approccio nipponico alla risoluzione dei problemi.
Kyoto raggiunge ogni anno picchi di 55 milioni di turisti, con vera e propria congestione nelle settimane di marzo in cui avviene la fioritura dei ciliegi (sakura).
L’amministrazione ha proposto in primis una sorta di “patto” con i turisti, stabilendo delle regole di comportamento con un decalogo di buone maniere.
“Alcune attrazioni – scrive il sindaco in una lettera agli operatori turistici – sono congestionate dai troppi turisti, che spesso, a causa delle differenze culturali, hanno con i loro comportamenti destabilizzato l’ambiente quotidiano e tradizionale dei nostri concittadini. Le notizie sui media riportano di frequente i risvolti negativi di tutto ciò e la nostra reale preoccupazione è che Kyoto possa perdere l’alta reputazione in ambito turistico, che negli anni ci siamo faticosamente guadagnati”.
Ma oltre alle “buone maniere”, l’amministrazione ha deciso di multare chi fa coattamente foto alle Geishe ed ha elaborato un sistema di previsione degli afflussi turistici suddiviso per area e che, come per l’esperimento croato di cui al paragrafo 4, consiglia percorsi alternativi a quelli molto affollati.
Cosa puoi fare?
Più ci allontaniamo, più fa bene ricordare che la cosa da salvaguardare non è solo il territorio, ma la vita di chi lo abita. Le persone non sono le nostre attrazioni, ma sono, appunto, persone.
Chiedi il permesso prima di scattare foto da vicino, in cui i tratti sono riconoscibili. Se ami ritrarre le persone nei luoghi, impara a fare ritratti a distanza, in cui le persone risultino davvero elementi del territorio, nel loro territorio, e non “modelli” low cost.
Che i nostri obiettivi e i nostri smartphone non diventino invadenti come pistole puntate.
So che per chi ama viaggiare e per un’intera generazione (la mia) che avrà prettamente “esperienze” come patrimonio personale, l’idea di lasciare questo mondo senza aver visto alcuni fenomeni e luoghi può essere difficile.
Ma riflettiamo:
perché vogliamo per forza vedere il Sakura, la lavanda a Valensole, il centro storico di Dubrovnik, i tetti di Santorini?
Perché vogliamo realmente, da sempre, che siano parte del nostro patrimonio di esperienze o perché vittime della pressione più o meno inconsapevole di chi ce ne parla come “cose imperdibili, da vedere per forza una volta nella vita?”.
Emancipiamoci, sia come creator che come utenti dei contenuti online, dal concetto di “Must See”.
Andare a vedere i ciliegi a marzo, facciamocene una ragione, oggi non corrisponde più a vivere un’esperienza, ma solo a fotografarla.
Il mondo è ricco di cose bellissime e luoghi incredibili da esperire, e il loro valore sta anche nel fatto che nessuna, ma proprio nessuna, è imperdibile, checché ne dica il tuo travel content craetor preferito.
E soprattutto, mettiamoci l’anima in pace su un punto: il mondo non ci appartiene, non riusciremo mai, e dico mai, a vedere tutto ciò che val la pena di essere visto e vissuto.
Su qualsiasi punto o aspetto trattato in questo articolo, dal primo all’ultimo paragrafo, mi piacerebbe avere un tuo parere. Ti aspetto nei commenti
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