Non viaggiare non è contemplato

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Di Anna Sofie Thorn

Partii e anche la mia anima ribelle
trovò motivo d’esistere.
Sydney, Vienna, Dublino, Mosca, Parigi, Berlino, Londra.
Mangiavo panorami con gli occhi, esploravo spiagge colorate del rosa dei tramonti e mi estraniavo in lande nere e desolate per scrivere del mio male: la dannatissima voglia di viaggiare, viaggiare ancora, viaggiare sempre, per non sentirmi più male.

Viaggiare. Per l’uomo il viaggio è per antonomasia simbolo della sua esistenza e, sì, viaggia sempre: tra i sogni, tra i ricordi, tra tutti quegli assurdi e improbabili voli pindarici; e, ancora, nel passato, nella cultura, nella dimensione astratta e intricata dell’amore e tra i sentimenti, che gli attanagliano l’animo per tutta la vita, ma dai quali non sarà mai annoiato, così come non si assuefà mai al viaggio.

Sfatiamo un po’ di mti. La domanda, a questo proposito, non è di certo perché?, bensì come?. Come può l’essere umano stancarsi di tutto ciò che lo circonda, ma mai essere in grado di dire dannazione, sono davvero stanco di viaggiare, di partire e vagare da un posto all’altro!? A quali compiti Ermes non è mai potuto venir meno nel corso dei secoli, indipendentemente dalla complessità ascendente di questi? Quali e quanti strumenti possiede per riuscire nel suo intento di non far mai stancare l’uomo dell’esplorazione di nuovi territori? Indubbiamente molti, probabilmente troppi e sicuramente tra essi figura la capacità di permettere alle persone di divenire tutto ciò che agognano e che non possono essere nelle loro noiosissime giornate. Non è strano incontrare, dunque, uomini d’affari riscoprire la fanciullezza sulle spiagge del sud, magari con buffe maschere e costumi da bagno delle varietà cromatiche più strane; ragazzine, affette da depressione, tornare a sorridere per una corsa in slitta, per una serata trascorsa a leggere un libro, sorseggiando un po’ di cioccolata calda.

Casalinghe e aggrinzite, poi, illuminarsi di vita, di quella voglia disperata e terribilmente frivola, che ovviamente non possono permettersi tra le mura domestiche, di uscire a comprare trucchi; e, infine, famiglie che si ritrovano, che riscoprono le piccole e squisite gioie del quotidiano. Non servono di certo cartine, conoscenze in fatto di cibi locali o lingue: meno il viaggiatore sa, più si divertirà, colto dal ruvido piacere dell’esplorazione, dell’aver tanto da scoprire. Un consiglio? Che si salti sul primo treno in partenza, senza neanche conoscere la meta, perché, così, si è sicuri di potersi godere persino la trepidante attesa di raggiungere l’ignoto. Che non ci si faccia prendere, poi, dai soliti infondati timori dell’è troppo lontano, perché, se si viaggia, è tutto a portata di mano e di macchina fotografica – immancabile amica del vero viaggiatore.

Concediamocelo tutti, un viaggio, una volta l’anno, giusto per riscoprire che, in fondo, siamo ancora tutti piccini e capaci di emozionarci anche solo per un’alba, se lontani da casa.

Dawn and Moon in Otranto

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Not traveling is not expected

by Anna Sofie Thorn

I left and also my rebel soul
found a reason to exist.
Sydney, Vienna, Dublin, Moscow, Paris, Berlin, London.
I ate views with eyes, explored the beaches of pink colored sunsets and alienated in black and desolate moors to write about my disease: the damned desire to travel, to travel again, always traveling, to no longer feel bad.

Travelling. For human kind that’s the best known symbol of life and, yes, we’ve always been travelling: among dreams, memories, of all those absurd and improbable flights of fancy; and, again, in the past, in culture, between abstract and intricate love and despite the feelings that afflict our soul for our lifetime, but that will never make us bored, we never have enough travelling .

Dispelling some  myths. The question , in this regard , is not why ? , But how?  How can human beings get tired of all that surrounds, but never be able to say damn, I’m really tired of traveling, and keep on wandering from place to place ! ? What tasks has Hermes failed over the centuries, considering the complexity of these ascendant ? Which and how many instruments has he, in order to never make man tired of exploring new territories ? Undoubtedly many, probably too many , and certainly among them there is the ability to allow people to become all that they covet and can not be in their boring days . It is not a strange encounter , therefore; businessmen rediscover their childhood on the beaches of the south, perhaps with funny masks and colored swimwear; girls, suffering from depression, smile again for a sleigh ride, for an evening reading a book , sipping a bit  of hot chocolate.

Wrinkled housewives , then, in this light of life, and the desperate and terribly frivolous desire that their home can’t accomodate, to go out and buy some make ups; and, finally, families get together, rediscovering small and exquisite joys of everyday life. No need of maps, nor knowledge of local foods or languages . The less the traveler knows, the more he has fun, caught by the rough pleasure of exploration, of having so much to discover. A word of advice?
Jump on the first train, without even knowing the destination, because, well, in this way you are sure to be able to enjoy even eagerly waiting to reach the unknown. Try not to fall in the unmotivated ‘it’is too far’ fear, because if you are traveling, everything you need is in your hand and camera – always a friend of the true traveler.

Let’s do all a trip once a year, just to discover that, after all, we are still able to excite all ages and even for just a sunrise, if you are away from home.

 

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