Come creare blog post realmente utili (a prova di Helpful Content Update)

Creare dei blog post realmente utili ad ogni intento di ricerca al quale decidiamo di rispondere dovrebbe essere da sempre la base del nostro interesse come blogger.

Ma adesso che l’Helpful Contnet Update di Google si è ulteriormente perfezionato, entrando a far parte dell’algoritmo base che determina il nostro posizionamento online, la stesura di articoli approfonditi, completi e il più possibile utili per ogni query è anche la base essenziale di un buon percorso di posizionamento.

L’Helpful Content Update di Google è un aggiornamento importantissimo nella storia recente del principale motore di ricerca; attraverso di esso Google sancisce di voler dare priorità in SERP a quei contenuti che sono

  • ben approfonditi,
  • di reale aiuto ad un intento di ricerca,
  • scritti pensando alle persone (e non al motore di ricerca) e da umani (e non [totalmente] da IA),
  • esaustivi in modo tale da essere l’ultima risorsa letta in serp per ogni intento di ricerca. In pratica, in base all’helpful content update di Google, essere l’ultimo risultato letto dall’utente che fa una ricerca è più importante che essere il primo.

Ma come possiamo, all’atto pratico, creare dei contenuti che siano realmente utili e a prova di Helpful Content Update?
Soprattutto se abbiamo sempre scritto pensando ai lettori e alla correttezza delle informazioni, cosa possiamo fare in più per dimostrare a Google che stiamo toccando livelli nuovi e superiori di approfondimento nelle informazioni?

Ecco dei consigli per creare blog post realmente utili ad ogni singola ricerca, di reale approfondimento per la main kayword che scegli di volta in volta.

In un articolo ho spiegato in modo dettagliato ma facile l’Helpful Content Update 

Sabrina Barbante,

Blogger, blogging coach, SEO strategist, divulgatrice della creator economy.

Spiego la SEO, costruisco strategie narrative e, ovviamente, vivo di blogging.

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Scegli argomenti sui quali sai di dare un reale valore aggiunto

Regola vecchia quanto il mondo del blogging, regola che ripeto in ogni coaching one to one quando parliamo di SEO, scelta delle keyword e piano editoriale strategico.

Quando creiamo un contenuto rispondente ad una parola chiave, è certo che avremo competitor su Google già posizionati per quella stessa query; non esistono argomenti che non siano già stati affrontati. La partita si gioca su quanto meglio noi saremo in grado di trattare lo stesso argomento. 

Possiamo permetterci di lottare per un buon posizionamento se e solo se parliamo di argomenti dei quali siamo esperte o, come dicono gli americani, “enthusiast” (i.e. appassionati al punto da studiare e approfondire molto, pur non avendo titoli in merito).

In pratica, se un topic può essere da noi “sviscerato” in almeno altri 3-4 articoli di approfondimento, ecco che possiamo dire di avere un buon potenziale su quello stesso topic.
Inoltre, questa prassi di creare un articolo avendo già in mente i successivi articoli di approfondimento è ciò che ti consente di creare un Topic Cluster, strategia editoriale importantissima per il tuo posizionamento.

Confrontati con i competitor in organico

sabrina barbante helpful content update

Se stai per scrivere un blog post o lo hai appena terminato la stesura della prima bozza, ti consiglio di andare su Google e simulare una ricerca della keyword per quale hai scritto.

Analizza i primi 5-6 risultati in SERP e valuta la loro lunghezza, la loro leggibilità e ovviamente il loro livello di approfondimento.
Il tuo obiettivo sarà andare più a fondo, rispondere a più dubbi sullo stesso argomento e dare un maggiore valore aggiunto (anche seguendo gli altri consigli che ti sto per dare).
Consiglio in più, per attirare più facilmente l’attenzione degli spider di Google: se i tuoi competitor in organico usano titoli con numeri, tu usa numeri maggiori.

Ad esempio, se per la keyword “ricette per celiaci” i primi risultati parlano di “10 ricette per celiaci gustosissime”, tu crea un articolo che si intitoli “20 ricette per celiaci”.

Scopri cos’altro hanno cercato gli utenti interessati alla tua query

Spesso crediamo che per conoscere parole chiave secondarie e ricerche correlate strategiche ci servano costosi tool per la SEO e l’analisi della SERP. In realtà è sempre Google che, nella prima pagina della SERP per la nostra keyword ci dà consigli utili.

Il primo è la voce “le persone hanno chiesto anche“, in cui mostra i contenuti posizionatisi per singoli paragrafi, che hanno risposto a dubbi correlati all’intento di ricerca.

Ad esempio, se cerco “ricette per celiaci”, tra le domande degli utenti proposte e racconte da Google c’è “i celiaci possono mangiare i formaggi?”. Allora sarà utile inserire nel tuo articolo un paragrafo intitolato “Quali latticini e formaggi possono mangiare i celiaci?”.
A quante più di queste domande puoi rispondere, meglio sarà per l’Helpfulness (livello di utilità) del tuo post.

Rispondi alle ricerche correlate 

Altra buona (e vecchia) abitudine, è scorrere fino a fondo della prima pagina in SERP e leggere le ricerche correlate al tuo intento di ricerca.
Se mi rendo conto che una ricerca correlata indicata da Google (quindi frequente) è “primi piatti per celiaci”, ecco che sarà saggio rispondere anche a queste query nel post.

Fai esempi concreti 

pinterest per blog

ph. fahim reza | unsplash

Come ho fatto io in questo articolo, non limitarti a dare indicazioni: fai esempi concreti.
Infatti non sempre i nostri articoli vengono letti da persone che hanno tutti gli strumenti e tutte le conoscenze di base per capire che cosa stiamo dicendo.

Spesso, soprattutto se l’argomento di cui parliamo è un topic del quale siamo ragionevolmente esperti, viene facile dare molte cose per scontate; inoltre in Italia abbiamo una cultura accademica che ci spinge a credere che quanto più i nostri scritti sono complessi da capire, tanto più facciamo sfoggio di bravura.

Bene, il mondo del blogging ha sovvertito questo metodo e Google ha ribadito che l’obiettivo finale è dare al lettore le conoscenze di cui ha bisogno, non ratificare le nostre.

Fai esempi anche personali 

All’epoca del grande ritorno del fattore umano nei contenuti, dove finalmente quello che conta non è più solo rispondere ad una query ma anche la persona e il profilo autore di chi scrive, fondamentali per un buon posizionamento, tornano ad essere utili gli esempi personali.

Se scrivi il tuo articolo sulle ricette per celiaci, non devono mancare esempi di vita o professionali che ti portano a

  • empatizzare con chi legge
  • ribadire da dove viene la tua competenza sull’argomento
  • dare ulteriori dettagli teorici a supporto della tua tesi

Rispiega i concetti che citi negli anchor text

Gli anchor text sono le parole alle quali colleghiamo i link interni ed esterni nei nostri articoli.

Ti suggerisco di fare nei tuoi articoli esattamente quello che ho appena fatto io nella frase che hai appena letto, ogni volta che è appropriato.

Non l’ho fatto solo adesso: nel paragrafo di apertura, nel menzionare l’Helpful Content Update, mi sarei potuta limitare a inserire il link al mio articolo in cui raccontavo in modo completo l’aggiornamento di Google.

Invece, oltre al link, ho rispiegato il concetto, attraverso una super sintesi di questo update e dell’articolo sui io stessa rimando.
In questo modo ho, da un lato, rinforzato la Topic Authority di questo articolo con un link di approfondimento molto pertinente, ma dall’altro ho permesso a chi ha meno tempo per approfondire e leggere un nuovo articolo di sapere subito di cosa sto parlando.

Insomma, ho reso questo articolo un po’ più utile a te che leggi, aumentando la possibilità che tu non faccia altre ricerche dopo quella che ti ha portato qui. E sì, l’ho allungato in maniera ragionevole con contenuti in più e non semplici giri di parole.

Cita fonti particolarmente autorevoli

contenuti politici su instagram - robin-worrall-unsplash

ph. robin worrall | unsplash

Sappiamo che, per le vecchie basi teoriche della SEO, i link esterni sono importanti, ma devono essere un reale approfondimento al tuo articolo e all’intento di ricerca di chi lo trova da organico.
Ogni volta che ne hai la possibilità, cita ricerche, casi studio, link da siti accademici o da Google Scholar , cioè l’estensione di Google che permette di trovare ricerche accademiche per ogni settore.

Soprattutto quando citi ricerche e approfondimenti accademici, spiegali e non limitarti a linkarli.
Non limitarti a scrivere “come indica questa ricerca universitaria i celiachi sono in aumento”,

bensì

“Una recente ricerca dell’Univesrità Pinco Pallo ha rilevato che i celiaci sono aumentati del tot% in 10 anni e che i prodotti per celiaci sono in aumento del tot%”.

Integra altre risorse multimediali nel tuo post

Google ha in grande “simpatia” sia i video di Youtube che i Podcast, sia perché sono legati al proprio business sia perché queste forme comunicative sono molto amate dagli utenti.

Dunque, se hai un canale Youtube e/o un podcast, non perdere l’occasione di integrarli nei tuoi articoli quando pertinenti.

 

Quanto deve essere lungo l’articolo?

Si pensa che, con l’Helpful Content Update, tornino in voga gli articoli più lunghi.
Questo è vero solo in parte; infatti il motore di ricerca, che è ormai una vera Intelligenza artificiale, è in grado di intercettare le parole messe lì per allungare il brodo, e distinguerli dai paragrafi in cui si dà in reale approfondimento al topic trattato.

Dunque no, ancora oggi non esiste un concetto di lunghezza minima indicata, almeno stando a quando affermato da Google.
Io, però, che sono la tua blogging coach, mi sento di dirti che, per un blogger che scrive in lingua italiana, un blog post approfondito dovrebbe avere una lunghezza minima di 800 parole (fatta eccezione del food/ricette, dove una lunghezza ragionevole si aggira tra le 600 parole minimo e le 1000 massime).

In fine, per capire se ti stai giocando realmente bene la tua partita in merito all’Helpful Content Update, creando contenuti realmente utili per i tuoi lettori, io ti consiglio, prima di premere il tasto “pubblica”, di porti le seguenti domande:

  • se io fossi il mio lettore ideale per questa query, leggerei altri articoli per saperne di più?
  • se io fossi un neofita dell’argomento, troverei tutto comprensibile?
  • un lettore che si imbatte per la prima volta in un mio contenuto, mi riterrebbe ferrata sull’argomento?
  • un lettore che si imbatte per la prima volta in un mio contenuto, riuscirebbe a capire che sono esperta in materia?
  • se il lettore si imbatte in questo articolo, ha un minimo di informazioni sui miei valori come creator?
  • chi trova questo contenuto, riesce facilmente a capire come restare in contatto con me?

Se hai domande o dubbi, come sempre, ti aspetto nei commenti.

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