Ci sono alcuni oggetti che fanno parte del bagaglio fisso di moltissimi viaggiatori e viaggiatrici (tra cui io), che sono già vintage. O anche, se vogliamo, grandi classici.
La tecnologia ci aiuta a viaggiare con carichi sempre più leggeri e in modo sempre più pratico e io, che non sono tendenzialmente una nostalgica dei bei tempi andati (perché i tempi più belli sono adesso) godo sempre e a pieno di tutto quello che la ricerca tecnologica ci ha regalato per vivere e viaggiare meglio.
Mi piace avere il wireless che si collega a internet anche all’estero, mi piace avere un telefonino che fa bellissimi video in 4K che poi diventano fotografie speciali e quando penso a quando si viaggiava senza cellulare mi chiedo come ho fatto a riportare sempre la pellaccia a casa. Eppure ce l’ho fatta, io come tutte e tutti gli altri.
Eppure ci sono una serie di piccoli oggetti che, almeno per quanto mi riguarda, riescono a non perdere il loro posto nella mia valigia che negli anni è diventata sempre più piccola. Oggetti che hanno fatto parte della biografia di molte e molti di noi ma che per le generazioni nate negli anni Novanta sono eleganti oggetti vintage.
Sono certa che, anche se non ci hai mai pensato, anche tu hai ancora con te in viaggio questi oggetti che son parte della storia del largo consumo del passato ma che entrano nel vintage senza passare dal concetto di “vecchio” e resistono al tempo che passa.
Taccuino e penna
Partiamo dall’assunto che nel mio ultimo viaggio, la scorsa settimana, rientravo la sera in hotel e, grazie alla linea internet e al mio portatile, scrivevo appunti e persino articoli per il mio blog e per i blog dei miei clienti.
Ed ero così grata al tempo che si evolve perché se dieci anni fa avessi immaginato di poter scrivere e pubblicare così serenamente e tranquillamente durante le fasi “morte” di un viaggio… la mia visione del futuro sarebbe stata persino più ottimista di quanto non lo fosse già.
Eppure, eppure…
non manca mai nella mia borsa un taccuino di fogli bianchi, senza righe o quadretti, e una penna.
Oddio… tendo a smarrire penne come un fumatore fa conigli accendini, ma da qualche parte una penna nuova la trovo sempre. E scrivo appunti, pensieri, considerazioni, prendo nota di posti e sensazioni.
Non nascondo che nel mio personale metodo di appunti ormai rientrano anche le note sul cellulare e le foto stesse, perché dopo anni di visual story telling, anche i miei appunti della realtà, lo ammetto, passano tramite foto di posti e nomi da ricordare.
Ma ci sono quei momenti in cui tutto va accompagnato da riflessione, tempo e sforzo fisico manuale e quindi torno sempre al taccuino degli appunti. Mai viaggiato senza in tutta la mia vita.
Guida Cartacea
Lo ammetto, io da un bel po’ di viaggi, tendo a non acquistare sempre una guida cartacea.
Però conosco pletore di globetrotter che non muovono un passo senza andare prima in libreria a cercare una guida, magari sempre dello stesso editore.
Qualche anno fa si viaggiava solo con le guide e la scelta della stessa era legata alla propria tipologia di viaggio. C’erano le guide per il week end o per il viaggio di pochi giorni, quelle piene di figure (che costavano più di quanto oggi non costi in media un volo ryan) e quelle con molto testo, in bianco e nero, con tantissimi dettagli da studiare mesi prima di partire.
Io un tempo acquistavo guide, poi ho smesso. Mi affido ai travel blog prima della partenza e, una volta sul luogo, vado alla ricerca degli opuscoli e mini guide locali che si trovano, gratis o a costi ridotti, nei centri di informazione turistica.
Quindi l’oggetto cartaceo vintage è sempre con me: una volta sul posto mi aiuta a concentrarmi meglio rispetto alle informazioni e alle cartine on line, sento di averle più a portata di mano di un cellulare, con la sua marea di dati che scorrono, si alternano, spariscono.
Vediamola come una questione generazionale, ma senza una guida del posto, presa sul posto, io non mi concentro e non sento di poter trovare facilmente la strada verso casa.
Mappa cartacea
E più della guida, mi serve una mappa.
Come quando ero piccola e il solo modo per giocare a fare un’avventura era costruire una mappa di qualcosa, come mi aveva insegnato Zio Pino. Non si trova il tesoro, se non c’è qualcuno che ti dà una mappa e ti dice “Noi adesso siamo qui” e ti indica con la penna il percorso da fare per trovare i tesori.
Può essere un trentenne dell’ufficio informazioni o la receptionist di un hotel, nel momento in cui chiedo “ha una mappa?” tutto si trasforma.
Il posto diventa un castello misterioso, la persona cui l’ho chiesta si trasforma in un personaggio con costumi strani che nasconde un segreto, abbassa il tono della voce e mi dice, con fare guardingo “Certo, aspetta qui”.
Poi la prende, te la mette davanti, e l’avventura ha inizio.
Poi farai delle deviazioni al percorso, come in tutte le avventure che si rispettino, ma quel percorso da seguire è sempre la chiave.
Soldi “veri”
Tra le deviazioni del percorso, spesso c’è la ricerca di un bancomat.
Nessun posto sarà abbastanza evoluto da permetterti di acquistare tutto con carta e in nessun posto mi sentirò mai al sicuro se non ho un po’ di moneta locale con me.
Ci sarà sempre un mercatino, un baracchino che vende cibo di strada, un taxi o un bus da fermare all’ultimo secondo per cui sarà richiesta moneta locale e ogni viaggiatore prudente deve averla con sé.
Leggi anche “Noi che a vent’anni viaggiavamo così”
Macchina fotografica
Sono pesanti.
Sono ingombranti.
Sono pari al 1/3 del peso del mio bagaglio a mano e occupano tempo, oltre che spazio.
Sono le macchine fotografiche. C’è chi parte ancora con quelle analogiche, e li capisco anche se non li imito.
Anche quelle digitali, tra corpo macchina e obiettivi, sono del tutto contrarie a quanto dettato dal mondo della velocità e dell’efficienza con minimo sforzo e massimo risultato.
Eppure è difficile immaginare un viaggio senza, nonostante il mio cellulare e i suoi video in 4k che poi diventano foto.
Queste foto vanno bene per instagram, ma per ricordare e ri-raccontarsi un viaggio, nulla è come quel pesante orpello che ti chiederà diversi secondi per mettere a fuoco, attendere, scattare.
Libro
Ma davvero c’è chi riesce a leggere per molte ore con il kindle?
Per carità, se faccio il conto delle ore che trascorro settimanalmente sul cellulare a leggere i vari blog che seguo, copro tranquillamente il tempo necessario a leggere Guerra e pace su un volo intercontinentale.
Ma è davvero lo stesso?
No, non lo è? E sai perché? Per lo stesso motivo per cui se assaggi una mela e una patata cruda con il naso tappato e gli occhi chiusi, mela e patata cruda avranno lo stesso identico sapore (non scherzo, provaci e vedrai).
Nessuna esperienza è la stessa senza l’accompagnamento sensoriale che ce l’ha fatta vivere in precedenza e i libri non fanno eccezione.
Un libro ha un odore e una presenza fisica diversa dal kindle e dal un tablet; è bello portarsi dietro dieci libri racchiudendoli in formato elettronico su kindle e tablet, un meraviglioso passo avanti.
Ma il senso di conforto e di casa che dà un libro, non neghiamocelo, non è sostituibile.
Quali oggetti “vintage” porti sempre con te?
4 Comments
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Eugenia
Meno male che non sono unica che ancora porta nella borsa un taccuino di fogli bianchi e una penna. Anche nell’era digitale questi oggetti vintage sono indispensabili per me, sopratutto in viaggio! Soldi veri (e anche i spiccioli) sono anche sempre con me perché nel viaggio non si sa mai cosa si può accadere. Per quanto riguarda i libri di carta o quelli digitali personalmente preferisco entrambi. 🙂
rosa
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