6 motivi per cui amo gli ostelli

Il mio recente viaggio a Cracovia mi ha portata a rivivere le peculiarità uniche degli ostelli. Non di tutti, ovvio, ma di quelli fatti come si deve.

Lo ammetto, era un bel po’ di tempo che non entravo in un ostello. Almeno un paio di anni.

Non certo perché sono diventata ricca, o snob o vecchia, ma semplicemente perché viaggiando più spesso nell’Europa dell’Est e più raramente verso Nord Ovest ho potuto approfittare di hotel a costi davvero contenuti, anche di altissimo livello come quel meraviglioso Hampton a Varsavia e addirittura Hilton a Timisoara.

Eppure ritrovarsi anche per poco tempo in un ostello “di quelli fattibbene” mi riporta ad esperienze di viaggio vicine nel tempo e in cui l’accomodation giocava una parte importante nel complesso dell’esperienza umana di viaggio. Una chiacchiera con uno sconosciuto che resta tale per sempre, la tizia che cucina per sé e offre qualcosa anche a te, e tu fai altrettanto, le cuscinate sulla koreana nel letto sotto al mio, nel mio tentativo molesto e maldestro di scendere da un letto a castello.

Ecco allora perché amo gli ostelli e perché in molti dovrebbero rivalutarli, imparando a cercarli bene (e su questo punto, leggi fino alla fine).

Hotel Hampton - Varsavia

#1. Non è sempre e necessariamente misero

Ostello = misero/spartano è un’equazione non sempre corretta. Esattamente come non è corretto asserire che Hotel nel quartiere residenziale di Londra = pulizia e beltà, come già noto a chi ha letto il mio post su come comportarsi quando ci si imbatte in un pessimo hotel. 

Mi è capitato di trovare ostelli con tanto di play station e wii in sala comune (come nel Hostel Rynek 7 di Cracovia, che si affaccia sulla bellissima piazza centrale e che più che un ostello sembra (è) una grande casa storica arredata ikea).

Sia qui che nel Altlantis, sempre a Cracovia, sempre nelle viuzze del centro, ma non così centrale come il primo, interior non di lusso, non di design ma fantasiosi e a loro modo eleganti.

dettagli ostello atlantis Cracovia

#2. Condivisione 

Ormai in molti ostelli il concetto chiave non è più solo il viaggiare abbassando i costi di soggiorno, ma la condivisione di spazi con altre viaggiatrici e viaggiatori, così che lo scambio culturale che per molte è alla base di un viaggio possa aver luogo anche dove si soggiorna e anche con altri oriundi e non solo con persone del posto.

Alcuni ostelli hanno stanze con tv in camera ma non si tratta certo di una prerogativa comune e costante (anche perché ormai la tv è un mezzo obsoleto, c’è da dirlo).
Dalle play in aree comuni, alle macchinette del caffè da utilizzare a piacimento fino alla possibilità di usare la cucina per cucinare e condividere il cibo con altri (nonché la possibilità di risparmiare anche su qualche pasto), un ostello ben strutturato e progettato sa dare molto di più di un rifugio a costi contenuti. E’ semplicemente un diverso approccio all’esperienza di viaggio.

#3. Utenza giovane 

things to do while waiting for a new trip

Non si chiamano più ostelli della gioventù, per vari motivi tra cui, immagino:
– il fatto che i giovani oggi possano viaggiare anche in hotel grazie ad offerte che un tempo non esistevano;
– il fatto che il concetto di “gioventù” non è più ben identificabile;
– il fatto che attirare i viaggiatori ultra trentenni resta un buon modo per far business.
Il punto è che la gioventù non è solo dettata dall’età. Comunque sono contraria a definire giovani quelli che sono “giovani dentro”. A mio avviso dai 25 anni in poi è il caso di definirsi beatamente adulti, pur facendo alcune (solo alcune) cose con la freschezza e leggerezza di un diciottenne.
Tipo condividere serenamente i propri spazi e riuscire a rispettare quelli degli altri.

#4. Sconti e convenzioni

Gli ostelli sono anche un ricettacolo di informazioni utili sulle cose che avvengono in città. I primi luoghi in cui si trovano volantini di concerti, live, performance e reading?
Semplice: nei pub, negli ostelli, nei crocevia in cui servono filtrini per farsi le canne.

Che differenza c’è tra cercare un evento su internet e leggerlo su un flyer? Semplice: su internet lo devi cercare di proposito, mentre il volantino ti compare lì, davanti agli occhi, mentre sorseggi un caffè in cucina pensando a che cosa farai durante la giornata.

Carta mangia tablet.

#5. Concerti ed eventi

 

Ci sono degli ostelli che accolgono al loro stesso interno delle piccole sessioni live.
Prendi Dublino: buona parte degli ostelli o piccoli hotel del centro, da Temple Bar a O’Connell Street sono collegati/convenzionati/attigui ad un pub che fa musica live ogni sera (esempio, l’Isaac hostel).
L’utenza degli ostelli ama la musica e ama i live e se se li può godere senza neanche mettere il cappotto per uscire, non è male.

#6 – Alcuni sono speciali 

ostelli speciali - StoccolmaCome su detto, quando si parla di ostelli spesso si parla di strutture in cui, per superare la concorrenza ed essere competitivi, servono idee particolari.
Ci sono quindi ostelli davvero particolari sparsi per il mondo e c’è stato un periodo in cui cercarne di speciali era la mia attività pre-partenza preferita.

Uno di questa è il Red boat Mälaren di Stoccolma, uno dei due o tre ostelli ex-battelli ormeggiati ora usati come caldi, accoglienti e speciali ostelli.
Sala comune, bagni in comune e camere in condivisione (da 2-3-4-5 persone al massimo), e nonostante ciò appare davvero come una dimora esclusiva che ti permette di vedere il sorgere del sole sul filo dell’acqua.

Ho anche già scritto di questo piccolo capolavoro di architettura di interni a basso costo a Tampere: in un ex edificio industriale è stato creato il Dream Hotel, un hotel low cost dal design nordico ed elegante.

Il nordico lo si sente nelle note di extreme white  delle camerate, nel legno naturale non laccato a vista degli spazi comuni e nelle linee semplici e pulite in ambienti compatti.

Ora, prendo atto però che in tutte le situazioni “budget” il disagio è dietro l’angolo.
Il punto è che un ostello, più di un hotel, bisogna saperlo cercare bene.
Al fine di non restare scottati come me, dopo l’ultima volta al Piccadilly Back packers di Londra, ti consiglio di seguire queste 10 regole (per scegliere il giusto hotel/ostello) e anche di seguire questi piccoli ulteriori consigli:

  • leggi bene le recensioni e considera chi le fa: il concetto di pulizia di un diciassettenne inglese non è lo stesso di una trentenne italiana. Cerca le recensioni di utenti che più o meno ti somigliano come tipologia di persona/viaggiatore/età ecc.
  • cerca le foto e i commenti su instagram usando #nomedell’ostello, tipo #piccadillybackpackers ecc;
  • manda e-mail per chiarire ogni dubbio (lenzuola sì, lenzuola no, wi-fi sì o no e quanto forte il segnale). Se dovrai lavorare in camera chiedi chiaramente se il segnale è adatto, ad esempio, a caricare e scaricare foto ecc.

3 Comments

  • https://narrabondo.wordpress.com

    Brava, condivido tutto. Poi in particolare a CRACOVIA mi sono trovato benissimo in un ostello che affacciava proprio nella piazza principale della città.

  • The Lazy Trotter

    Tutto verissimo!!! Gli ostelli – quelli puliti, fatti bene e accoglienti – possono essere un ottimo punto di incontro per viaggiatori che provengono da paesi diversi! In Australia e nel Sud Est asiatico ho avuto modo di conoscere tantissime persone interessanti proprio in ostello! Oddio… ammetto di essere un po’ snob riguardo la stanza condivisa – in quello si’, mi ritengo vecchia – ma una privata o doppia con bagno comune va piu’ che bene! Il portafogli ringrazia e i contatti crescono!

    • Sabrina - In My Suitcase

      Ora come ora, soprattutto perché in stanza spesso lavoro (bloggo, edito foto, rispondo a mail ecc) anche io preferisco la solitudine, ma che bei ricordi degli incontri fugaci con sconosciute e sconosciuti 🙂

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